Salvatore Noviello – Ricordi di un Irpino lontano da casa.

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Erano le 18:30 di una sera qualsiasi di fine Novembre, in TV davano il campionato di calcio del 1980, eravamo stanchi ma felici per aver festeggiato in famiglia il Santo patrono di Casamarciano a casa di zia Giuseppina. Si stava facendo tardi ed io con mio zio Nunzio decidiamo di tornare a casa nostra, a Mugnano del Cardinale, ma giunti verso il Campo Boario di Nola, vidi un bagliore lontano e i pali della luce piegarsi verso terra: in un attimo fu il panico; ricordo perfettamente che erano le 19:34 circa e la terra tremava tutta, sembrava avesse paura o volesse scuotersi di dosso un po’ tutto.

Quel bagliore, quel boato, la gente per terra, noi lontano da casa e a piedi, per fortuna arrivò l’ultimo pullman e io riuscii a riabbracciare mamma, eravamo tornati nella bassa Irpinia, era buio e tutti fuori dalle abitazioni intorno ai fuochi accesi per non morire di freddo.

Passarono alcuni giorni e mio Padre che era in Germania ci chiede di andare lì, fino a quel momento avevamo dormito (si fa per dire) nella baracca di campagna dei miei zio Aniello e Giovannina.

Partiamo! È la seconda volta per me andare in Germania dopo la prima che ero bambino di tre anni. Ritrovai mio Padre, mia sorella Francesca e la sua famiglia insieme a mio fratello Donato che era partito 13enne per seguire il padre e aveva deciso poi di essere autonomo, diventando uno dei migliori saldatori al mondo di oleodotti e grandi centrali nucleari.

Notavo già nel 1980 una certa differenza tra l’Italia e la Germania guardando i rifiuti, si, proprio i rifiuti. Da noi venivano mischiati e buttati via a qualsiasi ora mentre da loro venivano già differenziati e buttati via ad orari stabiliti. Ma anche le persone erano diverse: salutavano senza conoscerti. Questa cosa mi colpì molto, perché mi ricordavo che gli Italiani all’inizio (anni ’60) li volevano come manodopera ma li trattavano con freddezza e non tanto bene come si potrebbe pensare. Grazie ai sacrifici di tanti italiani, l’Italia cominciò ad avere il conosciutissimo “miracolo economico”.

Potrei continuare a scrivere per giorni ma di quel tempo mi rimane una sensazione poi provata sulla mia pelle quando è toccato a me lasciare la mia amata terra, le mie radici, per andare a lavorare fuori: a volte si sta soli e può pesare, ma basta uscire un po’, vivere la città, partecipare a feste ed eventi e tutto sembra più bello, vivere sembra più accettabile e si fanno nuove conoscenze, si conoscono nuovi posti, usanze, abitudini, cultura, tradizioni.

Della Germania mi rimane un ricordo indelebile: una tedeschina che mi invitò a ballare “Women in love” di Barbara Streisand e il panino con bratwurst e vino caldo ad accompagnare un freddo cane.

(Salvatore Noviello)