
L’episodio è accaduto in Inghilterra alcuni giorni fa ma, chiaramente, potrebbe ripetersi in qualunque parte d’Italia e del mondo, poiché è ormai evidente che la rete è ovunque e condiziona enormemente la formazione delle menti e delle coscienze degli individui, talora manipolandole e mettendo addirittura in pericolo l’incolumità fisica delle persone più deboli attraverso games che spingono al suicidio (suggerendo di “resettare” il protagonista) o a comportamenti violenti (con alcune challenge che spingono i ragazzi ad aggredire persone indifese o ad adottare comportamenti pericolosi, come sdraiarsi di notte, davanti alle auto in corsa).
Ma le cose sono in rapida evoluzione ed è evidente che bisognerà mettere mano al più presto a una regolamentazione normativa dei “metaversi” e delle “intelligenze artificiali”.
La notizia sta facendo il giro del mondo e pare proprio che si tratti del “primo stupro virtuale di gruppo”.
La vittima, una ragazza di 16 anni, indossava un visore per la realtà virtuale quando il suo avatar, una sua rappresentazione interattiva all’interno del mondo di gioco, è stato prima circondato e poi violentato da altri avatar maschili.
Nonostante la ragazza non abbia subito lesioni fisiche, potrebbe aver sperimentato un trauma psicologico simile a quello delle vittime di uno stupro fisico. Anche il ministro dell’Interno britannico James Cleverly condivide questa visione: “So che è facile liquidare questo incidente come se non fosse reale”, dichiara il ministro, “ma la caratteristica principale di questi ambienti virtuali è proprio quella di essere incredibilmente realistici e coinvolgenti”. Un episodio simile era già avvenuto nel 2022, quando la ricercatrice Nina Jane Patel aveva denunciato di aver subito abusi sul metaverso Horizon di Meta. Patel ha raccontato di essere stata “circondata da tre o quattro avatar maschili che hanno iniziato a molestare sessualmente il suo personaggio virtuale”.
Le autorità britanniche temono ora di non poter perseguire gli autori dell’atto secondo le leggi vigenti nel Regno Unito: per configurare il reato di violenza sessuale è necessario il contatto fisico. E così rischia di saltare il primo banco di prova importante per l’Online Safety Bill, il nuovo pacchetto normativo sulla sicurezza online approvato a settembre dal Parlamento del Regno Unito. Un enorme passo avanti nella protezione dei minori sul web per una legge che però alcuni esperti ritengono “insufficiente” a regolamentare i comportamenti tenuti all’interno del metaverso e di tutti quei mondi virtuali che, secondo la visione dei giganti della Bay Area, rappresentano la “prossima evoluzione delle piattaforme sociali”.
Non è ancora chiaro su quale piattaforma sia avvenuta la violenza oggi al vaglio delle autorità britanniche. E mentre Meta sottolinea che “questo comportamento non è tollerato sulla nostra piattaforma”, aumentano le segnalazioni di crimini sessuali virtuali in Horizon Worlds, gioco VR gestito proprio dalla società di Zuckerberg. Un investigatore della polizia britannica ha rivelato al Daily Mail come i metaversi siano diventati “pieni” di crimini sessuali online e di altri tipi di reati, ma finora non ci sono stati procedimenti giudiziari nel Regno Unito.
“È la conferma definitiva che virtuale e reale non sono due mondi distinti”, commenta così la notizia Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina, l’organizzazione non profit che si occupa di prevenzione, formazione e supporto nell’ambito della sicurezza digitale dei minori. “Ancora una volta leggo di ansia e paura, conseguenze reali che ci troviamo ad affrontare quotidianamente con i ragazzi vittime dei lati più oscuri del web. La Rete è un ambiente reale, vero, vivo. E gli atti compiuti in esso hanno conseguenze reali”.
Chiaramente, un ulteriore rischio è che i “violentatori virtuali” possano a un certo punto decidere di “fare il salto” e ripetere nel mondo reale quello che hanno già fatto nel mondo virtuale.
La formazione delle persone è diventata oggi sempre meno scolastica (formale), e sempre più informale e non formale. La famiglia – per motivi socio-economici e culturali – è ormai latitante, e la politica è spesso troppo più lenta degli evento e delle tecnologie che dovrebbe saper governare.
Si rendono, quindi, necessari opportuni interventi legislativi e approfonditi studi del mondo accademico sugli aspetti sociologici e psicologici del problema.