UFO: dai palloni-droni cinesi alle “travi di fuoco” di Giordano Bruno!

by "Il Falco Pellegrino"

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Negli ultimi giorni, a partire dall’abbattimento del presunto “pallone sonda” cinese che svolazzava sui cieli statunitensi e che era, presumibilmente, un pallone-drone spia, si è avuta una serie di avvistamenti in Nord America e in Europa, alcuni dei quali seguiti da abbattimenti, di non meglio definiti UFO.

Ricordiamo che tale sigla significa, semplicemente “Unidentified Flying Object” o “Unknown Flying Object”, ovvero “oggetto volante non identificato o sconosciuto”, e che non per forza indica un’astronave aliena proveniente da un altro pianeta (e, quindi, definita “extraterrestre”) o un’entità proveniente da un’altra dimensione fisica ( “extradimensionale”).

L’ipotesi che ci sia vita altrove nell’Universo, in verità, è abbastanza scontata (si veda la teoria della “panspermia”), anche se ciò non implica automaticamente che gli abitanti di altri “mondi” siano giunti sino a noi.

Il fisico Michio Kaku e il suo multiverso a 11 dimensioni.

E non si può escludere neppure che qualche “oggetto” possa provenire da altre dimensioni, visto che alcuni scienziati, tra cui Michio Kaku (il padre della teoria delle “stringhe”), ritengono che l’Universo sia costituito non solo dalle 4 dimensioni a noi note (altezza, larghezza, profondità e tempo) ma da almeno 11 dimensioni!

Né si può del tutto escludere che qualcosa possa giungere a noi da un ipotetico universo parallelo, o dal “vuoto quantico” che (come ognuno sa?) pare che sia tutt’altro che vuoto. E neppure che “qualcosa” possa arrivare addirittura da un altro tempo (o da un “non tempo”: cioè da una delle altre 7 dimensioni… o dalla materia e dall’energia oscura che, secondo gli scienziati, costituirebbero addirittura il 96% dell’intero Universo, mentre noi possiamo accedere, con gli attuali strumenti a nostra disposizione, al massimo al restante 4%)!

Stiamo farneticando?

Mah… in effetti, non ho abbastanza elementi per escludere del tutto una simile ipotesi!

Tuttavia, è bene sapere che l’umanità ha visto qualcosa di strano in cielo fin dall’antichità: per esempio i “vimana” orientali, i “clipeus” romani  e tanti altri strani oggetti (a forma di sfere o di croci simili ad aerei) taluni rappresentati in alcuni quadri risalenti a vari secoli fa.

Napoli – Capodimonte. Masolino: la fondazione di Santa Maria maggiore.

Tornando agli ultimi avvistamenti – come si diceva prima – è quasi assodato che si tratti di nuovi strumenti di spionaggio costituiti da palloni provvisti di un qualche motore elettrico e che presentano anche l’indiscusso vantaggio di non essere visibili dai radar.

Ma, come dicevamo, non è escluso che “qualcosa di ancora non noto” ci possa davvero essere. Tra gli altri, ne parla anche il “nostro” Giordano Bruno, nato a Nola nel 1548 e arso vivo sul rogo (al Campo dei Fiori, a Roma) il 17 febbraio del 1600, per volere dell’inquisizione. Era frate domenicano, giudicato poi eretico per le sue idee rivoluzionarie, e grande filosofo neoplatonico (cultore del monismo panteistico, ripreso poi da Spinoza).

Rappresentazione artistica deI vimana dell’induismo

Egli, infatti, nel “De immenso et innumerabilibus seu de universo et mundis” affermava che nello spazio, oltre agli astri e ai grandi mondi, esistono altri esseri viventi sotto forma di velocissime sfere ignee, talune chiamate dal volgo “travi di fuoco”. E ci tramanda un episodio in cui egli stesso, da ragazzo, ne avrebbe vista una durante la sua permanenza a Nola,

Infatti, egli scrive: “Erat autem illa sphaera seu ut dicunt trabs, vere animal,   quam ego semel vidi, recto enim motu cum quasi abraderet   tecta   Nolae urbis; debuisset in montem Cicadae impingere, quem sublato   corpore superavit”, che, tradotto dal latino, significa:  “Era invero una sfera o, come la chiamano tutti, una trave, un vero essere vivente, quella che io infatti vidi una volta quasi abradere con un moto rettilineo i tetti della città di Nola; avrebbe dovuto urtare contro la collina di Cicala, che superò dopo aver sollevato in alto il suo corpo”.

È presumibile che proprio l’avvistamento di tale antico UFO (che, sicuramente non era un semplice bolide, visto che aveva cambiato traiettoria, sollevandosi) abbia suggerito al grande filosofo nolano l’esistenza di altri esseri intelligenti nell’Universo.

Giordano Bruno non specifica quanti anni avesse all’epoca dell’avvistamento del misterioso oggetto, né da quale posto lo vide. Per quanto riguarda l’età, non poteva avere più di quattordici anni, età in cui partì alla volta di Napoli e non fece più ritorno nella città natia. Quindi doveva essere fanciullo o appena ragazzo (perciò, l’episodio descritto dovette accadere attorno al 1562).

In quanto all’avvistamento, esso avvenne di giorno, e da una posizione elevata se, come afferma il filosofo, riusciva a vedere – contemporaneamente – sia i tetti della città di Nola sia il costone della collina sormontata dalla fortezza normanna del Castel Cicala.

In effetti (come sostengono alcuni studiosi in un articolo apparso sulla pregevole rivista Il Meridiano”, anno IX, n. 5/26, maggio 2002) la contemporanea visione dei tetti di Nola e dell’intero colle, oltre che da Sant’Angelo in Palco, era possibile anche da una limitata zona elevata di Villa Montanara, prima che le lunghe strutture terrazzate del Convento dei Cappuccini, impedissero della parte basse.

Giordano Bruno da Nola.

In particolare, ai tempi di Bruno, la Villa e il Convento, costruiti su uno sperone roccioso, facevano parte di un piccolo villaggio, chiamato San Giovanni del Ciesco (quest’ultimo termine avente di “grosso masso”, o “alta e compatta parete rocciosa”) composto da poche case situate sopra il costone calcareo e lungo la ripida stradina, in parte a gradoni, che dall’attuale Via Arno s’inerpica fino al piazzale del Convento francescano. È stato storicamente accertato che la casa natia di Giordano Bruno si trovasse proprio in località Ciesco. Perciò, volendo supporre che il filosofo nolano abbia osservato l’UFO dai paraggi della casa paterna, questa doveva trovarsi in una posizione elevata. Presumibilmente, presso l’antica cappella intitolata alla Santa Croce (abbattuta e poi riedificata nella struttura del Convento Francescano) e quella di San Giovanni (costruita presso il ciglio del precipizio). Quindi: quantomeno dal punto di vista topografico l’episodio descritto da Bruno ha una base del tutto credibile.