Scuola – Valutazione finale e processo formativo della persona.

Considerazioni pedagogiche e docimologiche del prof Andrea Canonico.

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L’anno scolastico 2022/23 ormai volge al termine e gli organi collegiali sono chiamati ad “emettere” atti importanti propedeutici alla valutazione finale degli apprendimenti. E’ cosa buona e giusta che tale deliberazione collegiale (Consiglio di Classe e Collegio dei Docenti) sia calibrata dai docenti stessi nel pieno rispetto della loro autonomia, con ampia possibilità di diversificazione, utilizzando idonei indicatori e condivisi criteri.

È bene altresì evidenziare che, con il “recupero applicativo” del decreto 62/2017, la valutazione degli apprendimenti, nelle sue varie sequenze e articolazioni formative, ripresenta la sua propria funzione “pluridimensionale e regolativa” rispetto all’azione didattica. Infatti, in tale orizzonte docimologico-pedagogico, l’utilizzo di indicatori e criteri diversi, ha la finalità di assicurare alla valutazione finale:

-1°- la validità, cioè un buon grado di precisione e coerenza;

-2°- l’affidabilità-fedeltà, vale a dire l’effettiva rispondenza agli obiettivi conseguiti o non dagli studenti/esse;

-3°- l’oggettività, cioè il grado di concordanza tra giudizi dati da docenti diversi, indipendenti l’uno dall’altro.

Per rispondere ai requisiti soprariportati, la valutazione finale degli apprendimenti non dovrebbe mai avere una natura autoreferenziale ma sempre collegiale da parte dei docenti, che agiscono, come dire, da equipe pedagogica, conseguendo il più’ elevato grado di oggettività, relazionalità e assiologicità, categorie fondamentali in ogni processo culturale ed educativo.

Questa specificità valutativa si differenzia sostanzialmente  dalla valutazione selettiva e relativa, così definita  dagli studiosi  in quanto non analizza né l’attività di insegnamento, che  viene interpretata come trasferimento di sapere in modo direttivo, né’ il “come-il quando-il perché’” dell’avvenuto o non avvenuto apprendimento, ma certifica  il prodotto finale  in termini quantitativi, attribuendo allo studente la responsabilità’ di apprendimenti  parziali, carenti o addirittura non avvenuti. Pertanto la valutazione selettiva-relativa risulta ben lontana dall’essere autentica, come richiedono le nuove concezioni maturate nel ventunesimo secolo, le quali ne individuano la reale vicinanza agli apprendimenti degli studenti e la lontananza da metodi quantitativi afferenti i test e, inoltre, curvata sull’incremento di autoconsapevolezza nei nostri ragazzi (vedere in tal senso l’opera pedagogica dello statunitense Grant Wiggins). In sostanza, per gli assertori della valutazione autentica, questa deve consentire di esprimere un “giudizio” sulle capacità che ogni studente ha maturato a livello di “pensiero critico, di soluzione di problemi, di metacognizione, di efficienza nelle prove di lavoro di gruppo, di ragionamento e di apprendimento permanente”. Ne conseguirà una valutazione finale degli apprendimenti non di rigida classificazione, ormai desueta e improponibile dopo il periodo critico del lockdown dei ragazzi, bensì di coinvolgimento degli stessi nel processo valutativo, in modo che essi stessi:

  1. a) ne comprendano l’equità;

  2. b) si sentano motivati ad impegnarsi per conseguire una successiva valutazione educativa migliore;

  3. c) apprendano, proprio attraverso il coinvolgimento partecipativo, ad autovalutarsi.

Nel centenario della nascita di don Lorenzo Milani, voglio concludere con le sue profetiche parole sulla scuola come laboratorio di autoformazione degli studenti: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Prof. Andrea Canonico

Il prof. Andrea Canonico festeggiato da DS e Colleghi.