Un padre oppressivo, una madre eroica: il racconto di una famiglia nella Valle del Sele

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(c) by I.A.

In un paese della Valle del Sele, una famiglia ha dovuto affrontare per anni un clima di paura e brutalità. Il capofamiglia, un elettricista di 43 anni, è stato incriminato per violenze e abusi domestici. Le vittime erano i suoi quattro figli – due gemelli di undici anni e due ragazze di 16 e 14 anni – e la consorte. Tra l’altro, il presunto  “padre-padrone” si aver è accusato  adoperato i guinzagli dei cani e le pompe dell’acqua per picchiare i figli.

I bambini erano obbligati a lavorare nei campi, prendendosi cura dell’allevamento di cani del padre. L’uomo, per assicurarsi la sottomissione dei figli, ricorreva a metodi estremamente severi. Non risparmiava nemmeno la moglie da queste atrocità.

Le indagini condotte dai carabinieri di Eboli (Sa) hanno rivelato dettagli scioccanti delle violenze domestiche, spingendo il pubblico ministero della Procura di Salerno a descrivere la situazione familiare come «penosa e insostenibile».

La donna ha subito continue violenze fisiche, spesso davanti ai figli più piccoli, e minacce di morte. Le minacce del marito erano terrificanti: «Ti seppellisco viva», «Ti faccio esplodere la testa» e «Ti metto nei sacchi».

Questo situazione di continui abusi e sopraffazioni ha reso la vita quotidiana insostenibile per la donna e i suoi figli. Nonostante la paura la donna ha trovato il coraggio di denunciare il marito, principalmente per proteggere i propri figli dalle continue violenze, sia fisiche che psicologiche.

Dopo la denuncia a carico dell’uomo, la madre e i figli sono stati trasferiti in un luogo sicuro. L’uomo è a processo e la donna si è costituita parte civile.

Per le condotte illecite al vaglio della competente Autorità Giudiziaria, sulla base del principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.