Tufino (Na) – Maresciallo della Polizia Municipale ucciso dal Covid: dopo tre anni l’INAIL di Nola riconosce l’infortunio sul lavoro.

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Il maresciallo della Polizia Municipale Francesco Russo ha contratto il Covid nell’esercizio delle sue funzioni. Dopo quasi tre anni dal decesso ed anche un contraddittorio tra le parti complesso, l’ INAIL di Nola ha riconosciuto l’infortunio sul lavoro all’ impiegato del Comune di Tufino, deceduto dopo aver contratto il Covid 19 durante l’esercizio delle sue mansioni, ritenendo più che probabile che la malattia abbia avuto origine professionale.

IL FATTO

La vicenda riguarda Russo Francesco, vigile urbano presso il Comune di Tufino, che nel pieno della seconda ondata pandemica, veniva assegnato, insieme ad altro dipendente, al costituito ufficio elettorale per il referendum costituzionale che si sarebbe espletato nelle date del 20 e 21 settembre 2020. Conclusesi le operazioni elettorali, in data 21 settembre 2020 l’ Ente veniva notiziato della positività di uno dei suoi dipendenti affidato al seggio elettorale, con il quale il Sig. Russo era rimasto in contatto costante per lo svolgimento delle mansioni straordinarie affidategli. Cosicché, susseguendosi una positività a catena di diversi altri dipendenti, il Comune di Tufino, in data 23 settembre 2020 disponeva in via precauzionale la chiusura degli uffici comunali, del plesso scolastico e del cimitero, avendo riscontrato il diramarsi di un vero e proprio focolaio pandemico in quelle sedi. Contestualmente l’ ASL territorialmente competente disponeva la sospensione di tutte le attività comunali previa sanificazione dei locali, nonché isolamento domiciliare per giorni 14 a far data dal 21 settembre per tutti i dipendenti comunali, con precipuo riferimento al personale dei seggi elettorali e delle forze dell’ordine ivi presenti. In quei giorni, Russo, collocato in isolamento domiciliare effettuava un primo tampone risultato positivo al Covid 19. Cosicché, data l’ingravescenza della sintomatologia, lo stesso dopo qualche giorno di terapia domiciliare, veniva ricoverato presso il presidio ospedaliero di Nola, ove, tuttavia il quadro clinico continuava a complicarsi. Indi, veniva poi trasferito presso un Hospice dove si spegneva in data 18 ottobre 2020.

IL NO ALL’INFORTUNIO SUL LAVORO

In prima battuta l ‘ INAIL, sulla base dell’istruttoria effettuata, negava il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro al di Russo, ritenendo “non sussistenti utili elementi clinico – epidemiologici e medico legali conformi ai requisiti tecnico – giuridici di malattia/infortunio, in quanto alla presenza di rischio generale/ ambientale che incombe su tutta la popolazione. Tesi alternative non sono supportate da fattori di rischio lavorativo specifico documentalmente provati”. In sostanza l’ INAIL riteneva la morte del non fosse riconducibile all’ evento, negando la connessione tra l’ exitus e l’infezione, potendo lo stesso aver contratto la malattia in qualunque altro luogo diverso da quello di lavoro.Avverso tale diniego presentava ricorso l’avvocato Carolina Schettino, la quale, allegando una dettagliata ricostruzione storica della vicenda e una corposa relazione medica di parte, è riuscita a provare che il contagio è avvenuto nello svolgimento dell’attività lavorativa.“Gli eredi Russo si sono rivolti a me a distanza di diversi mesi dal diniego dell’ INAIL, e principalmente per affidarmi il risvolto penale della triste vicenda capitata al padre. Durante lo studio del caso, tuttavia, mi resi conto che i miei assistiti non avevano prestato particolare attenzione al parere sfavorevole dell’ente, circostanza questa che, una volta decorsi i termini per impugnare, avrebbe verosimilmente inciso in senso sfavorevole sui percorsi già intrapresi sia in sede civile che penale, oltre che ad impedire in via definitiva ai superstiti di godere di un effettivo ed immediato ristoro. Per cui, nell’ottica dell’ approccio multidisciplinare che sempre adotto nella disamina dei miei casi, ho preso in carico anche la questione previdenziale, presentando immediatamente ricorso. Dopo un minuzioso lavoro di ricerca storico-cronologia, giuridica e medico-legale, siamo riusciti a provare che il Sig. Russo ha contratto il Covid mentre svolgeva l’attività lavorativa e, precisamente, nel contesto del focolaio pandemico scoppiato presso l’ Ente Comune di Tufino durante le operazioni elettorali del settembre 2020, potendosi escludere altri momenti di contagio, in altri ambiti, estranei al contesto lavorativo. Il ricorso è stato istruito mediante prove documentali e ctu medico legale, al fine di accertare che il decesso fosse causalmente riconducibile alle mansioni lavorative svolte dal Russo”. In effetti l’ INAIL ha così statuito: “ … alla luce della soddisfazione di tutti i requisiti così come previsti e riconosciuti dal rapporto dell ‘I.S.S. che comportano il riconoscimento di morte per infezione da nuovo coronavirus SARS COV – 2 …si ritiene potersi e doversi ammettere a tutela INAIL il caso in esame…”.

I FIGLI: LOTTIAMO PER RENDERE GIUSTIZIA A PAPA’

Lottare per avere giustizia. Questo e’ stato il commento di Rina e Bartolomeo Russo, figli del maresciallo deceduto a causa del.virus: “Sono quasi tre anni che nostro padre non è più con noi- scrivono in una lettera- Abbiamo vissuto momenti terribili, ancora oggi non riusciamo a metabolizzare la sua morte, crediamo dovuta anche al fatto di non averlo potuto salutare ne’ stare al suo capezzale negli ultimi attimi della sua vita. Il Covid ci ha segnato tantissimo. Abbiamo far dovuto capire ai nostri figli come mai il nonno ci avesse lasciato così all’improvviso con il sorriso, ma con il cuore a pezzi. Nostra madre, malata di Alzheimer, senza mio padre si è aggravata e dopo due anni ha deciso di raggiungerlo. Una tragedia nella tragedia. Nostro padre era un maresciallo dei Vigili Urbani in servizio da quasi 40 anni presso il Comune di Tufino, prossimo alla pensione, ma il destino ha voluto tutt’altro. Dopo tre anni la prima fase si è chiusa in modo soddisfacente, anche se mio padre non tornerà con noi, stiamo combattendo per rendergli giustizia. Per questo ringraziamo di cuore lo Studio Schettino, in particolare l’avvocato Carolina Schettino, che con professionalità, umanità e tenacia ha portato a termine l’obiettivo di far valere i diritti di nostro padre”.

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