PNEI e disturbi autoimmuni: la rabbia repressa che scatena l’infiammazione

Cliccare sui pulsanti sotto per condividere. GRAZIE !

Quando la capacità di riconoscere e comunicare il proprio vissuto emotivo è compromessa, come avviene nel disturbo noto come alessitimia, aumentano i livelli di ansia, depressione e disordini alimentari, condizioni che interferiscono con l’equilibrio neuroendocrino e, di conseguenza, con la regolazione del sistema immunitario (Frontiers-1)    (Frontiers-2).

Lo stress emotivo cronico mantiene attivato l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, determinando un’eccessiva produzione di cortisolo e altre molecole pro-infiammatorie che possono scatenare o aggravare patologie quali artrite reumatoide, sclerosi multipla, lupus eritematoso, tiroidite di Hashimoto e fibromialgia PMC-1.

Le persone con corpi femminili sono coinvolte in oltre l’80 % dei casi di malattie autoimmuni, un dato spiegabile non soltanto in base a differenze ormonali o genetiche, ma anche alla pressione culturale che stigmatizza l’espressione della rabbia nelle donne, percepita come “non femminile” e “poco appropriata” PMC-2.

Non si tratta di semplici disturbi psicosomatici, bensì di manifestazioni organiche di uno squilibrio profondo: ansia, dolore articolare, affaticamento cronico e alterazioni dell’umore possono accompagnarsi a anni di emozioni represse, che il corpo “scarica” sotto forma di infiammazione sistemica.

Oggi la medicina propone modelli di cura più integrati, in cui alla terapia farmacologica si affiancano percorsi di consapevolezza emotiva, tecniche di rilassamento (come mindfulness, biofeedback e yoga) e interventi psicologici mirati, per modulare l’asse HPA e ridurre l’infiammazione cronica Verywell Mind.

Insegnare fin dall’infanzia che la rabbia può essere una bussola anziché un difetto potrebbe aiutare a crescere persone più resilienti, capaci di prevenire l’accumulo di tensioni interiori e di mantenere un equilibrio autentico tra mente e corpo.