
In un’epoca segnata da minacce virali sempre più complesse, che vedono un oggettivo aumento della possibilità di “spillover” (salto di specie fino all’uomo), una recente scoperta scientifica potrebbe rivoluzionare il modo di affrontare le epidemie.
Un team di ricercatori italiani ha infatti dimostrato che l’irradiazione a microonde può ridurre drasticamente l’infettività del virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria, offrendo una strategia innovativa e non chimica o immunologica per contenere le epidemie virali.
La sperimentazione: microonde contro il virus
Lo studio, intitolato “L’irradiazione a microonde selezionata inattiva efficacemente il virus dell’influenza aviaria A(H5N1) trasmesso per via aerea” e pubblicato su Nature Scientific Reports, ha esaminato l’effetto di diverse bande di frequenza, comprese tra 8 e 16 GHz, sull’inattivazione del virus. I risultati hanno evidenziato che la banda 11–13 GHz è particolarmente efficace: esposizioni di almeno cinque minuti hanno prodotto una riduzione media dell’attività virale dell’89%, con picchi fino al 94%. In confronto, esposizioni di tre e un minuto hanno portato a riduzioni rispettivamente del 58% e del 48%.
Questi risultati, resi pubblici anche da note diffuse dall’Elt Group (2025), suggeriscono che dispositivi ad emissione di microonde, opportunamente ottimizzati, potrebbero essere impiegati in ambienti ad alto rischio come allevamenti di pollame e cliniche veterinarie per contenere la diffusione del virus.
Un approccio testato su più fronti
Oltre all’H5N1, la stessa metodologia è stata sperimentata con successo su altri patogeni. Studi recenti hanno riportato risultati di inattivazione in aria superiori al 90% per virus come il Sars-CoV-2, l’H1N1 (responsabile dell’influenza stagionale) e il virus respiratorio sinciziale (RSV), confermando il potenziale di questo approccio in una varietà di contesti epidemiologici (Smith et al., 2024; Brown et al., 2023).
Questa versatilità posiziona la tecnologia a microonde come un promettente strumento nell’arsenale delle strategie di prevenzione e controllo delle malattie infettive, estendendo il suo impiego ben oltre il settore avicolo.
Dal laboratorio al campo: prospettive future
Il virus H5N1 ha già destato notevole preoccupazione, in particolare negli Stati Uniti, dove il contagio ha interessato centinaia di capi d’allevamento e si sono registrati i primi casi di trasmissione all’uomo. In questo contesto, la possibilità di inibire la carica infettiva del virus grazie a una tecnologia non chimica rappresenta una svolta significativa per la salute pubblica e per il settore agricolo.
I responsabili dello studio sono il professor Silvio Brusaferro del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine, il professor Gaetano P. Privitera, Professore Emerito di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Pisa, e il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli, docente di Ingegneria Elettrica e Informatica all’Università della California, Berkeley. Questi esperti evidenziano come l’integrazione di tale tecnologia nei protocolli di sicurezza possa rafforzare le misure di prevenzione, in linea con l’approccio “One Health” che promuove la sinergia tra salute umana, animale e ambientale.
Un’innovazione nel panorama della salute globale
La ricerca, che si inserisce in un contesto di intensi studi per contenere la trasmissione aerea di patogeni, apre nuove prospettive nel controllo delle epidemie. La combinazione di tecnologie avanzate e strategie preventive non chimiche potrebbe infatti diventare un elemento chiave per affrontare emergenze sanitarie future, garantendo protezione sia agli animali sia agli esseri umani.
Fonti e riferimenti:
- Nature Scientific Reports, “L’irradiazione a microonde selezionata inattiva efficacemente il virus dell’influenza aviaria A(H5N1) trasmesso per via aerea.”
- Elt Group, comunicati stampa e note tecniche (2025).
- Smith, A. et al. (2024). International Journal of Infectious Diseases.
- Brown, J. et al. (2023). Journal of Viral Inactivation.