L’intelligenza artificiale (IA) è un campo di studio che mira a creare entità, come gli algoritmi, capaci di emulare alcune delle capacità della mente umana, come l’apprendimento, il ragionamento e l’elaborazione del linguaggio. L’obiettivo della IA è sviluppare sistemi in grado di apprendere autonomamente, adattarsi e prendere decisioni “intelligenti”.
L’IA offre una serie di vantaggi significativi. Innanzitutto, può sostituire l’uomo in attività sgradevoli attraverso l’automazione. Inoltre, può supportare il pensiero umano fornendo previsioni migliori. L’IA può anche personalizzare beni e servizi, potenziare l’attività umana, come la ricerca medica, e aiutare nella sfida ambientale, come la riduzione degli sprechi d’acqua, e nella ricerca spaziale.
Nonostante i numerosi vantaggi, l’IA presenta anche dei problemi (etici, legali e socioeconomici). Una delle principali preoccupazioni riguarda la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione, soprattutto se associata alla robotica. Essa, inoltre, può far aumentare il divario sociale ed economico tra chi dispone i capitali per sostenerne i costi e chi ha risorse più limitate. Altri rischi includono la diffusione di algoritmi discriminatori, la sorveglianza di massa, la manipolazione delle informazioni e delle opinioni pubbliche tramite la disinformazione, la possibilità di creare armi autonome, la minaccia per la privacy e la sicurezza dei dati personali, l’impiego in attività criminali, come il furto di identità, l’indebolimento delle capacità umane e l’accentuazione delle disuguaglianze sociali.
La questione se l’IA possa sviluppare una sorta di coscienza o autoconsapevolezza è un argomento di dibattito intenso. Alcuni sostengono che l’IA potrebbe un giorno sviluppare una forma di coscienza (come “proprietà emergente di sistemi complessi”, soprattutto se associata ai computer quantistici operanti con modalità a “reti neurali”), mentre altri ritengono che ciò sia altamente improbabile.
Guardando al futuro, è chiaro come l’IA presenti un enorme potenziale. Potrebbe portare a livelli di automazione mai visti prima in molti settori, migliorando ulteriormente l’efficienza e la produttività. Tuttavia, l’IA potrebbe anche presentare nuove sfide etiche e di sicurezza che dovranno essere affrontate.
In sintesi, l’IA ha il potenziale per trasformare molti aspetti della nostra società. Tuttavia, è fondamentale che il suo sviluppo e la sua implementazione siano guidati da considerazioni etiche e di sicurezza per garantire che i suoi benefici superino i potenziali rischi.

Il 23 aprile, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un disegno di legge molto atteso, finalizzato a stabilire le linee guida fondamentali per l’impiego dell’intelligenza artificiale (IA). Il disegno di legge interviene in cinque aree principali: la strategia nazionale, le autorità nazionali (tra cui l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale), le iniziative di promozione (come incentivi e investimenti nel settore), la protezione del diritto d’autore e le sanzioni penali per i crimini legati all’IA, comprese le pene detentive.
Con questa misura, l’Italia diventa il primo paese a implementare il regolamento europeo AI Act, approvato il mese precedente dal Parlamento europeo. I provvedimenti approvati sono stati presentati alla stampa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e dal Sottosegretario con delega all’Innovazione, Alessio Butti.
Come anticipato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il disegno di legge prevede un investimento iniziale fino a 1 miliardo di euro per sostenere progetti e startup di intelligenza artificiale. Questo investimento sarà supportato da Cdp, e in particolare da Cdp Venture Capital. “Queste sono le prime risorse, anche se consistenti, poi vedremo se ci saranno ulteriori necessità”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro dell’Industria Adolfo Urso.
L’Italia è il primo governo a “legiferare in materia di intelligenza artificiale, peraltro con uno strumento che è il disegno di legge e non il decreto legge, ancorché molti avessero ravvisato i requisiti di necessità e urgenza”, ha sottolineato il Sottosegretario Butti. La scelta del disegno di legge riflette la volontà del presidente del Consiglio di avere un “confronto serrato a livello parlamentare” su una questione così delicata.