Il 29 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei Peacekeeper delle Nazioni Unite, un’occasione solenne per rendere omaggio alle migliaia di uomini e donne che, sotto la bandiera dell’ONU, hanno scelto di dedicare la propria vita al mantenimento della pace e alla protezione dei civili in scenari di guerra e instabilità. La data ricorda l’avvio della prima missione di pace delle Nazioni Unite nel 1948, quando fu istituita l’Organizzazione per la Supervisione della Tregua in Palestina (UNTSO), che ancora oggi resta operativa.
Nel corso degli anni, oltre due milioni di operatori, tra militari, forze di polizia e personale civile, hanno preso parte a 71 operazioni di peacekeeping, contribuendo alla stabilizzazione di territori devastati dai conflitti. Attualmente sono attive 11 missioni in diverse aree del mondo, dal Mali al Libano, dalla Repubblica Democratica del Congo al Kosovo, per un totale di oltre 76.000 operatori provenienti da 121 Paesi. A guidare queste complesse attività c’è un impegno multidimensionale: oltre alla prevenzione della violenza, i peacekeeper supportano i processi elettorali, assistono nella ricostruzione delle istituzioni statali e promuovono i diritti umani.
Ogni anno la Giornata internazionale viene dedicata a un tema diverso; per il 2025 il messaggio è “Onoriamo i nostri eroi”, un tributo ai caduti e a quanti, ancora oggi, rischiano la vita per difendere la pace in contesti ostili. Non è solo una commemorazione simbolica: il 29 maggio è anche un momento per riconoscere le sfide concrete che le missioni affrontano. In molte aree di intervento, i caschi blu sono spesso esposti a minacce dirette, attacchi armati e critiche politiche. Basti pensare alla drammatica situazione nella Repubblica Democratica del Congo, dove i peacekeeper sono stati oggetto di assalti da parte di gruppi armati locali, o ai recenti incidenti in Libano che hanno coinvolto contingenti europei sotto pressione crescente.
Il contributo dell’Italia a queste missioni è di grande rilievo. Il nostro Paese è tra i principali sostenitori delle operazioni di pace, sia in termini di risorse finanziarie che di personale. L’Italia è infatti il primo contributore di forze militari tra i Paesi occidentali e ospita a Brindisi il Centro di Servizi Globale delle Nazioni Unite, un hub logistico fondamentale per il supporto alle missioni in corso.
Durante questa giornata, il Segretario Generale dell’ONU ribadisce l’importanza di rafforzare l’impegno multilaterale per prevenire i conflitti e consolidare i processi di pace. A settembre, il Vertice del Futuro, promosso dalle Nazioni Unite, offrirà l’occasione per rilanciare l’agenda globale della pace e definire strumenti più efficaci per il mantenimento della sicurezza internazionale.
La Giornata Internazionale dei Peacekeeper non è solo un omaggio ai caduti, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva. In un’epoca segnata da guerre prolungate, instabilità climatica e migrazioni forzate, il ruolo dei caschi blu assume un significato ancora più cruciale. Il loro lavoro non si limita alla gestione delle crisi: rappresenta una testimonianza viva di solidarietà, diplomazia e speranza per milioni di persone coinvolte nei conflitti.
Questa ricorrenza ci invita a riflettere sulla necessità di rafforzare gli strumenti del dialogo internazionale e a riconoscere che la pace, oggi più che mai, è una costruzione fragile che richiede l’impegno costante e concreto di tutta la comunità globale.

