
Oggi, più che mai, l’Europa si trova a un bivio cruciale: il contesto globale richiede decisioni rapide e una strategia comune che finora, troppo spesso, è mancata. L’attuale debolezza strutturale dell’Europa non è solo economica, ma anche politica, e rischia di relegare il continente a un ruolo marginale, in balia delle decisioni altrui. Se l’Europa resta frammentata, non sarà mai una forza globale rispettabile; ma se trova coesione, può diventare un attore politico ed economico di primo piano.
L’accelerazione degli eventi globali è palpabile: le recenti elezioni negli Stati Uniti hanno destabilizzato molti equilibri, provocando reazioni a catena in tutto il mondo. Ogni grande potenza sta adattando le proprie strategie in risposta a queste nuove dinamiche, e l’Europa deve fare lo stesso. Se non sviluppa una visione politica unitaria, rischia di rimanere spettatrice mentre altri definiscono gli scenari economici e geopolitici.
Un punto di debolezza lampante è la crisi energetica, che ha rivelato quanto sia vulnerabile il nostro sistema produttivo, anche in economie robuste come quella tedesca e italiana. La dipendenza energetica dall’estero ha portato a un aumento dei costi per le imprese, compromettendo la competitività dei nostri prodotti e servizi. Questa è una questione che non può essere affrontata singolarmente dai Paesi membri: richiede una risposta politica europea, capace di garantire stabilità e autonomia nel lungo termine.
Ma non si tratta solo di energia. La questione della difesa è altrettanto cruciale. Un sistema di difesa comune non solo aumenterebbe la sicurezza interna, ma favorirebbe la creazione di un’industria europea della difesa, capace di garantire autonomia strategica e di sostenere l’economia del continente. Creare e mantenere un’industria della difesa europea significa garantire lavoro, sviluppo tecnologico e sicurezza: non è solo una spesa, ma un investimento per il futuro.
Le crisi globali – come la guerra in Ucraina – dimostrano che solo un’Europa compatta può avere un ruolo decisivo. Divisi, rischiamo di rimanere in seconda o terza fila, in attesa delle decisioni di altri. Se vogliamo un’Europa in grado di influenzare il destino del mondo, dobbiamo prendere scelte audaci e unitarie, e affrontare con pragmatismo le sfide attuali, senza lasciarci frenare dai particolarismi nazionali.
I Paesi fondatori dell’Europa, tra cui l’Italia, hanno il dovere di dare l’esempio e guidare il continente verso una politica comune, che dia risposte efficaci alle crisi strutturali e alle sfide geopolitiche del nostro tempo. L’Europa ha bisogno di unità, visione e capacità decisionale. Solo così potremo evitare che il continente venga relegato ai margini dello scenario internazionale, riconquistando il ruolo che meritiamo nel panorama globale.