
Alle 19:31 di oggi, 6 giugno 2025, è stata registrata una scossa di magnitudo preliminare 2.9 con epicentro a circa 3 chilometri a est di Pozzuoli e ipocentro a 2 chilometri di profondità. Nonostante l’entità contenuta, il movimento tellurico è stato avvertito distintamente nei comuni flegrei e nei quartieri occidentali di Napoli, confermando che lo sciame sismico rimane attivo.
Immediatamente dopo l’evento, il Comune di Pozzuoli ha riaperto le aree di accoglienza, fra cui il Palatrincone di Monterusciello e il piazzale dell’Ippodromo, per chi dovesse lasciare temporaneamente la propria abitazione. Anche le scuole occidentali di Napoli sono state messe sotto stretto controllo: eventuali criticità strutturali porteranno a chiusure temporanee per verifiche. La Protezione Civile Regionale ha ribadito l’invito a seguire esclusivamente le comunicazioni ufficiali, evitando la diffusione di notizie non confermate.
Alle prime ore di ieri, un evento sismico di magnitudo 3.4 aveva scosso la vasta caldera dei Campi Flegrei, radicandosi a circa 0,8 chilometri di profondità e con epicentro localizzato a circa cinque chilometri a est di Pozzuoli. L’onda di compressione è stata chiaramente avvertita nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, ma ha raggiunto anche i quartieri occidentali di Napoli, dove residenti di Bagnoli, Fuorigrotta e Posillipo hanno raccontato di aver percepito un boato seguito da un rapido oscillamento del suolo. Pur non avendo provocato danni strutturali gravi né vittime, la scossa ha sollevato preoccupazione per la persistenza di un quadro di instabilità che, nel corso degli ultimi mesi, ha visto un incremento delle pressioni idrotermali all’interno della caldera.
Questo episodio si inserisce in uno sciame sismico che ha preso avvio il 15 febbraio 2025 nell’area dei Campi Flegrei. Quel giorno, a partire dalle 16:53, l’INGV ha rilevato le prime scosse, per un totale di oltre 230 eventi nei soli primi tre giorni, con magnitudo fino a 3.9. Tra il 15 e il 19 febbraio, infatti, sono stati contati 692 terremoti localizzati nella caldera flegrea, a profondità comprese tra 1,6 e 2,5 km, fenomeni strettamente legati al bradisismo in corso. In parallelo, le misure GNSS dell’area di Rione Terra a Pozzuoli hanno registrato un’accelerazione del sollevamento del suolo: se fino a gennaio il rialzo era di circa 1 cm al mese, già a febbraio si attestava intorno a 3 cm mensili. Nonostante l’alto numero di scosse, fino a fine marzo non si sono verificati danni strutturali rilevanti, ma il quadro di persistente sismicità ha mantenuto alta l’attenzione sia delle autorità sia dei residenti.
Il 13 marzo 2025, alle 01:25, si è verificata una delle scosse più significative dell’intero evento: magnitudo 4.4, con epicentro situato tra Bagnoli e Pozzuoli a circa 2 km di profondità. Il sisma è stato percepito fino al centro di Napoli, causando danni lievi — come il cedimento di un controsoffitto a Bagnoli — e innescando l’immediato intervento di Vigili del Fuoco e Protezione Civile. A seguito, le analisi geodetiche hanno evidenziato un’accelerazione delle deformazioni del suolo, con un picco particolarmente marcato nel quartiere Posillipo. Da quel momento, si sono susseguite numerose scosse di assestamento a bassa magnitudo, mentre la deformazione del suolo ha continuato a oscillare intorno a valori elevati.
Nella seconda metà di maggio, il 13 maggio alle 12:07, si è verificato un altro evento di magnitudo 4.4 nella stessa fascia tra Pozzuoli e Bagnoli. A esso sono seguite alcune scosse importanti: un 3.5 il giorno seguente e un 3.9 il 15 maggio. Questi terremoti hanno confermato che, fintanto che il sollevamento del suolo persiste a ritmi notevoli, possono ancora manifestarsi scosse di intensità paragonabile a quelle già registrate. Tuttavia, i parametri geochimici e termici, come il flusso di CO₂ e le anomalie fumaroliche, sono rimasti entro intervalli considerati normali per la crisi bradisismica in corso, facendosi portavoce di un quadro tuttora dominato da fenomeni di deformazione e non da un’immediata risalita magmatica verso la superficie.
Parallelamente agli eventi sismici, l’Osservatorio Vesuviano ha incrementato i controlli su tutti i fronti: dall’analisi continua dei dati sismici e geodetici, fino all’esame quotidiano delle emissioni di gas nelle fumarole di Solfatara e Pisciarelli. Il personale INGV garantisce un monitoraggio 24 ore su 24 e invia tempestivamente ogni variazione significativa alle autorità di Protezione Civile. L’attenzione maggiore è rivolta all’andamento pluri-mensile della deformazione del suolo, che negli ultimi mesi si mantiene elevata (circa 3 cm al mese), e a possibili anomalie nel deflusso gassoso, elementi che potrebbero costituire indicatori precoci di un cambio di fase del sistema magmatico.
Nonostante l’incremento dell’attività sismica nei primi giorni di giugno, gli esperti sottolineano che non ci sono attualmente segnali convergenti tali da far pensare a un’imminente eruzione vulcanica. Per ipotizzare un coinvolgimento diretto dei fluidi magmatici, servirebbero variazioni simultanee su più parametri – un brusco aumento della deformazione, anomalie geochimiche marcate e scosse di magnitudo crescente in rapida successione – elementi finora non riscontrati. Nel frattempo, le autorità raccomandano alla popolazione di mantenere la calma, osservare le direttive dei piani di protezione civile e prepararsi alla possibilità di ulteriori movimenti tellurici di entità variabile nelle settimane a venire. La situazione resta sotto costante osservazione e ogni aggiornamento sarà subito trasmesso alle comunità interessate.
PREMERE SULL’IMMAGINE PER ACCEDERE A TUTTI GLI ARTICOLI SUI CAMPI FLEGREI