Avellino – Rientrata la sommossa al carcere della frazione di Bellizzi Irpino.

--- Foto di repertorio ---
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Dopo oltre due ore di disordini, tutti i detenuti sono finalmente rientrati nelle loro celle. Attorno alle ore 14 di oggi una ventina di reclusi hanno dato luogo a una vera e propria sommossa.

La Prefettura e la Questura hanno reagito attivando tempestivamente il protocollo. Sono intervenuti prontamente polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale, che hanno provveduto a cinturare l’intero perimetro della casa penitenziaria. Poco dopo sono poi sopraggiunti anche alcuni parenti dei detenuti.

All’interno del carcere la direttrice dell’istituto, Concetta Felaco, gli agenti della polizia penitenziaria e operatori esperti, hanno avviato un dialogo con i detenuti per esortarli a desistere dalla protesta che sarebbe stata causata – come ha riferito alla stampa il garante dei detenuti della Regione Campania – dalla punizione per motivi disciplinari inflitta a uno di loro e unita al timore di eventuali trasferimenti.

Ieri, infatti, si erano verificate nel carcere alcune gravi aggressioni (sembrerebbe, addirittura usando un estintore) contro gli agenti e contro il medico del penitenziario. In seguito a tale ultimo episodio i sindacati avevano rinnovato la richiesta al Dap di inviare ad Avellino un contingente dei reparti speciale del Gom per ristabilire «l’ordine interno da tempo messo in discussione e garantire la sicurezza del personale».

«I poliziotti penitenziari della Campania sono in uno stato di abbandono ed è inaccettabile l’inerzia dei vertici dell’amministrazione rispetto alle nefaste condizioni lavorative del personale: più volte abbiamo denunciato la situazione del carcere di Avellino dove, oltre al sovraffollamento, mancano 60 agenti dalla pianta organica», lamentano in una nota Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente e segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Uspp. «Troppi infatti – dichiarano i due sindacalisti – sono gli eventi critici verificatesi negli istituti di pena: più volte abbiamo denunciato l’emergenza e il silenzio assordante di cui spesso vengono lasciati gli agenti. Sono loro gli unici a pagare lo stato di abbandono delle carceri».