Altavilla Irpina (Av) – La tradizione dei Battenti e il legame con Padre Pio.

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Anche oggi, come ogni 24 agosto, si è svolta ad Altavilla Irpina, la tradizionale sfilata dei “battenti”, che ha raggiunto il punto più alto con la celebrazione della Santa Messa da parte di don Giuseppe Autorino, rettore del Santuario di Santa Filomena, di Mugnano del Cardinale.

La tradizione dei “battenti” di San Pellegrino martire risale, presumibilmente, al 24 agosto del 1780. Quando, cioè, per intercessione di Padre Giuseppe Maria Crescitelli, Maestro Provinciale dei Servi di Maria Addolorata in Monteoliveto di Napoli, le reliquie di San Pellegrino Martire furono traslate dalla catacomba di Ciriaca in Roma ad Altavilla.

Il Santo si dimostrò subito molto miracoloso, attirando gran folla di fedeli da tutta l’Irpinia e dal Sannio, al punto che si dovette ampliare la chiesa di S. Maria Assunta, risalente al 1300.

Si narra che durante i lavori, che si protrassero dal 1789 al 1850, si siano verificati alcuni incidenti risolti positivamente da altrettanti miracoli del Santo. Miracoli che sono continuati numerosi con il trascorrere degli anni, come testimoniato dai tantissimi ex-voto conservati nel Santuario.

A uno dei prodigi del Santo assistette un bambino che, una volta adulto, avrebbe molto fatto parlare di sé, e non solo in Irpinia: si chiamava Francesco Forgione, colui che sarebbe diventato Padre Pio da Pietrelcina e poi San Pio. Si narra, infatti, che il 25 agosto 1899 il piccolo Francesco, accompagnato dal padre, poté constatare con i suoi occhi la guarigione di una bimba disabile che riuscì a sollevarsi in piedi e a camminare in seguito alle implorazioni rivolte al Santo della sua giovane madre.

Al giorno d’oggi il culto di San Pellegrino è diffuso in tutto il mondo, in particolar modo in alcuni comuni del mandamento baianese; come è testimoniato dalle tante persone (alcune anche di sesso femminile) che portano il nome Pellegrino, che in altre aree d’Italia è prevalentemente un cognome.

Come tutti gli anni la processione richiama oltre 1.200 battenti, comprendenti, oltre alla più numerosa compagine altavillese, ben otto altre squadre provenienti (in ordine alfabetico) da Avella, Baiano, Manocalzati, Montefredane, Mugnano del Cardinale, Picarelli (frazione di Avellino), Roccarainola e Summonte (frazione Starze).

Un legame particolarmente stretto è quello tra i battenti di San Pellegrino e i battenti di Santa Filomena. Infatti, ad Altavilla. La prima “squadra” ad entrare in chiesa è quella di Mugnano e, a Mugnano, è quella di Altavilla.

La squadra mugnanese è composta generalmente da un devotissimo manipolo di 40-80 persone, variabile (soprattutto per motivi legati a lavoro) a seconda del giorno della settimana in cui cade il 24 agosto. I battenti mugnanesi, dopo essersi radunati nella piazzetta di Padre Pio, nel rione Cardinale, si portano a piedi fino all’altezza della rotonda. Da qui raggiungono il valico di Monteforte Irpino con auto o pullman e scendono nei pressi del “Pagliarone” da cui, attorno alle 4 del mattino, proseguono, a piedi scalzi per ben 22 chilometri di strada, fino a raggiungere Altavilla Irpina.

Tutti i battenti arrivano ad Altavilla di primo mattino, si dispongono in fila sui due lati della strada e procedono a passo veloce lungo il corso principale, fino a raggiungere la chiesa dell’Assunta. In mezzo a loro, i capisquadra corrono in continuazione avanti e indietro, cadenzando col suono del loro corno il ritmo della corsa.

A un suono prolungato, a metà percorso e in prossimità della chiesa, tutti i battenti si prostrano bocconi sull’asfalto cocente, per interminabili secondi, nel silenzio assoluto, finché l’urlo stridulo della trombetta non li incita a riprendere la corsa.

Giunti in Chiesa, entrano uno per volta, procedendo a carponi e con il viso che sfiora il pavimento guadagnano l’altare e salutando il Santo, rinnovano con questo gesto la loro devozione.

Come succede anche altrove, altre tradizioni accompagnano il culto del martire. Per esempio, anche ad Altavilla, ritroviamo dell’abetiello (piccolo abito), da far indossare ai neonati a fini protettivi, e la “burzella” o “burzettella”, una piccola borsetta contenente un lembo consunto di abito talare, con cui si ritiene di proteggere il bimbo dal malocchio.



 

 

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