Secondo una recente sentenza, l’atto di palpeggiare una persona – donna o uomo che sia – per meno di 10 secondi non costituirebbe reato. Infatti, come si è appreso nella giornata di ieri, un bidello che lavora in una scuola di Roma è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale per aver sì palpeggiato – nell’aprile del 2022 – una studentessa, ma di averlo fatto, pur senza il suo consenso, per meno di 10 secondi!
Ora, anche se ci sono sostanziali differenze tra “violenza sessuale” e “molestie sessuali”, la legge spesso giunge ad equiparare i due comportamenti. In alcuni casi (Esempio: Cass., sent. n. 7369/2006 del 25.01.2006), la Suprema Corte ha ritenuto che il palpeggiamento dei glutei vada considerato violenza sessuale e non molestia, “atteso che nel reato di violenza la condotta sanzionata (cioè gli atti sessuali) comprende qualsiasi atto che, risolvendosi in un contatto corporeo, pur se fugace ed estemporaneo, escluda la libera autodeterminazione della vittima“. Perciò, è chiaro come la recente sentenza abbia generato un certo disappunto che ha scatenato l’ironia nei Social e la diffusione di alcuni video di protesta in cui si mostra quanto possano essere lunghi 10 secondi quando ci si trovi in una situazione di disagio.
Al di là dei filmati, paradossali e divertenti, diffusi in rete come azione di protesta e di informazione, il mondo dei Social ha prevalentemente criticato la sentenza, definendola “ingiusta” oppure “assurda”. Poiché ogni civile interazione interpersonale dovrebbe essere improntata all’educazione e, soprattutto, al consenso della persona con cui ci si relaziona. Giungere a legittimare una manata, un pizzicotto o un palpeggiamento non voluto come un gesto confidenziale o scherzoso per il quale non sarebbe necessario un segnale di consenso, viene considerato nel mondo dei Social una interpretazione altamente diseducativa che potrebbe condurre a una sgradevole diffusione ed emulazione di comportamenti simili.
Il fatto, poi, di aver collegato la valenza sessuale dell’atto alla sua durata non ha mancato di suscitare l’ilarità di molte persone. Riportiamo, su tutte, la considerazione di una signora di mezza età, pendolare della Circumvesuviana: “Fatemi capire: se dura meno di 10 secondi non è un atto sessuale? Quindi mio marito non è punibile?” ha sbottato la signora, il cui consorte doveva essere, presumibilmente, affetto da eiaculazione precoce.
Ironia a parte, gli psicologi sanno bene che, in molti casi, non solo un palpeggiamento indesiderato ma anche un commento volgare o un cat-calling (un fischio di ammirazione) può causare gravi danni psicologici, soprattutto a coloro che hanno già subito violenze o molestie in passato, sia in strada sia nell’ambiente di lavoro.
In considerazione della serietà dell’argomento, è opportuno ricordare che molte associazioni stanno lavorando per sensibilizzare, educare e proteggere coloro che rischiano abusi o violenze. Tra queste, ricordiamo l’associazione “Donne per strada“, che ha avviato sportelli psicologici e incontri nelle scuole e promosso dei “Punti viola” in diverse attività commerciali in tutta Italia con l’obiettivo di rendere le città più sicure.
Infine, anche se l’argomento non è direttamente collegato al contenuto dell’articolo, vogliamo cogliere l’occasione per ricordare il SEGNALE INTERNAZIONALE DI VIOLENZA DOMESTICA, che, in molti casi, ha consentito di sottrarre le vittime ai propri aguzzini.
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