Umberto Nobile (Lauro 1885 – Roma 1978) è stato uno dei pionieri dell’aeronautica italiana. Divenne famoso grazie a due trasvolate in dirigibile del Polo Nord: quella del 1926 a bordo del dirigibile Norge e quella del 1928 a bordo del dirigibile Italia, quest’ultima finita in tragedia.
L’Ingegnere e Generale, Umberto Nobile, nacque a Lauro (Av) da una famiglia ebolitana trasferitasi nel centro bassoirpino a causa del lavoro del padre, dipendente dell’ufficio del registro locale. Dopo aver conseguito, nel 1902, la maturità classica presso il Liceo Giambattista Vico di Napoli, si laureò nel 1908 in ingegneria industriale meccanica presso la Federico-II di Napoli.
Nel 1911 fu ammesso a frequentare, a Roma, un corso di costruzioni aeronautiche presso il Genio Militare, da cui nascerà la Regia Aeronautica. Fu poi Docente di costruzioni aeronautiche presso l’Università di Napoli e Direttore dello Stabilimento militare di costruzioni aeronautiche di Roma, nonché Generale del Genio dell’Aeronautica Militare.
Nel secondo dopoguerra, circa vent’anni dopo le spedizioni che lo resero famoso nel mondo (ma anche ingiustamente infamato per presunte imperizia e viltà), fu eletto deputato dell’Assemblea costituente.
La sua vita da esploratore ebbe inizio nella seconda metà degli anni ’20 del secolo scorso. Quando progettò un dirigibile capace di resistere a un lungo viaggio in condizioni estreme. Lo chiamò “Norge” (ndr: Norvegia) e, dopo numerosi voli di prova, alle 9:30 del 10 aprile del 1926 salpò da Roma circondato dall’ottuso scetticismo da parte degli scienziati. Gli unici a credere in questa spedizione furono l’americano Lincoln Ellsworth, il facoltoso finanziatore della missione, e Roald Amundsen, il leggendario esploratore che dieci anni prima aveva raggiunto il Polo Sud, ma che aveva fallito due precedenti tentativi di raggiungere il Polo Nord.
Il gruppo di esploratori trascorse ore, giorni, settimane fra tempeste e ghiacci. nella gelida cabina metallica del dirigibile. E, alle ore 1:30 (GMT) del 12 maggio 19026, il dirigibile di Umberto Nobile sorvolò finalmente il Polo Nord, dalla cui verticale furono lanciate le bandiere dei tre Stati che avevano contribuito alla riuscita dell’impresa (Italia, Norvegia e Stati Uniti d’America).
Ma non tutto andò per il verso giusto.
Amundsen si rese autore di una deprecabile caduta di stile, dichiarando pubblicamente: “Umberto Nobile? È stato un semplice guidatore!”.
Il nostro Umberto Nobile, con il temperamento fiero che caratterizza la gente irpina, non gradì di veder svalutato il ruolo avuto nell’impresa e ribatté: “Amundsen? Un passeggero, il cui unico merito fu l’idea di raggiungere il Polo Nord“.
La propaganda fascista – assetata di eroi lo coprì di allori, ma il resto del mondo, in gran parte antifascista, celebrava l’esploratore norvegese.
Non contento di questo stato di fatto, passato lo sconforto iniziale, il fiero esploratore irpino decise di tornare da solo al Polo Nord per dimostrare al mondo il valore della sua missione scientifica.
Italo Balbo, il ministro dell’aeronautica, non vedeva però di buon occhio le manifestazioni di gradimento che suscitavano le imprese dell’aviatore irpino. Anzi, vedeva in lui un nemico politico da eliminare. Oltre a ciò, considerava i dirigibili dei mezzi inutili e obsoleti. Perciò non sostenne la nuova impresa.
Umberto Nobile era però deciso. E, grazie al finanziamento del comune di Milano, il 15 aprile 1928 partì verso il Polo con un nuovo dirigibile, denominato “Italia“.
L’aeronave raggiunse il Polo alle 00:24 del 24 maggio 1928 e furono lanciate una croce benedetta da Pio XI e una bandiera dell’Italia. Il dirigibile, però, non poté effettuare l’atterraggio previsto, a causa delle avverse condizioni climatiche. Per cause mai accertate, durante il viaggio di ritorno il timone si ghiacciò e, mentre la cabina di ferro (con dentro Nobile e altri otto uomini, più la cagnetta Titina) rimase incastrata nel ghiaccio, l’involucro del dirigibile – reso più leggero – riprese quota e scomparve per sempre, insieme al resto dell’equipaggio.
Fortunatamente i superstiti finiti sul ghiaccio si ritrovarono circondati dei materiali caduti con l’impatto o gettati eroicamente dai loro compagni rimasti sospesi all’aeronave. Poterono, perciò, utilizzare molti dei viveri e delle attrezzature che avevano a bordo. Tra cui una radio e la Tenda Rossa (che in realtà era di color argento, colorata di rosso con dell’anilina, una sostanza usata per le rilevazioni altimetriche), entro la quale poterono ripararsi per sette settimane. Riuscirono anche a uccidere e a cibarsi di un orso polare.
Per fortuna, un radioamatore captò il loro segnale radio di soccorso e venne organizzata una spedizione internazionale di soccorso. Finalmente, a quasi un mese dall’incidente, un idrovolante pilotato da Umberto Maddalena avvistò la famosa tenda dipinta di rosso.
Poiché era particolarmente sofferente per una ferita a una gamba, Umberto Nobile venne portato in salvo, con un piccolo aereo comandato dal tenente svedese Lundborg.
Le condizioni ambientali, tra cui il ghiaccio che appesantiva i velivoli, erano particolarmente insidiose e quando il pilota ritornò a prendere gli altri superstiti, precipitò egli stesso, rimanendo a sua volta imprigionato tra i ghiacci.
Il bilancio della tragedia fu pesante. In totale, persero la vita otto membri dell’equipaggio del dirigibile Italia, e lo stesso Amundsen, lo scienziato norvegese con cui Nobile aveva avuto forti screzi qualche anno prima, quando seppe che il suo ex compagno di viaggio era perso nei ghiacci, si sentì in dovere di partecipare alle ricerche ma precipitò con il suo aereo e morì.
Il resto dei superstiti fu tratto in salvo solo il 12 luglio 1928, grazie all’intervento della nave rompighiaccio sovietica Krassin.
Nobile, ferito nel fisico e nell’animo, pensava che il peggio fosse passato, ma tornato in Italia, Balbo chiese addirittura che fosse condannato a morte per essere stato portato in salvo per primo, abbandonando al loro destino il resto dell’equipaggio! Oltre a ciò, la propaganda fascista e lo stesso Mussolini, che pochi anni prima lo avevano osannato, elevandolo a eroe nazionale, gli voltarono le spalle.
Finito in disgrazia, l’impavido esploratore nel 1929 si dimise dall’Aeronautica e nel 1931 abbandonò l’Italia per partecipare alla spedizione artica del rompighiaccio russo Malyghin, per trasferirsi l’anno dopo in Unione Sovietica, dove venne trattato con tutti gli onori.
Rientrato in Italia nel novembre 1936 ne partì nuovamente nel 1939 per trasferirsi negli Stati Uniti. Dopo un breve periodo trascorso in Spagna, rientrò definitivamente in Italia dopo il 25 luglio 1943 (giorno dell’arresto di Mussolini), e nel 1996 fu completamente riabilitato.
Nel 2009, nei ghiacci norvegesi, è stata inaugurata la “torre Nobile-Amundsen“, una stazione scientifica che onora la memoria dei due scienziati. A Napoli nella facoltà di Ingegneria a Piazzale Tecchio, di fronte all’Aula Magna c’è una lapide che commemora il suo lunghissimo servizio di professore della Federico-II.
Nel suo paese natale, Lauro, nel Palazzo Pignatelli, è stato istituito un museo per onorare la memoria di Umberto Nobile e nell’anno scolastico 2015-2016 il Collegio dei Docenti dell’ISIS Baianese-Lauro ha deciso di adottare, in onore dell’eroe lauretano e del suo compagno di avventure. la denominazione di ISIS “Nobile-Amundsen”.