
Nato nel cuore di Napoli nel 1634, il pittore Luca Giordano si è distinto come una delle personalità più vibranti ed eclettiche del panorama artistico barocco partenopeo. Mentre molti suoi contemporanei, come Solimena, abbracciavano una tavolozza di colori vivaci e stridenti, Giordano optò per una leggiadria delle figure e una solennità pittorica che sembrava quasi sfuggire alla realtà. Inizialmente allievo di Ribera, Giordano trascorse un periodo imitativo che, pur rischiando di scivolare nell’imitazione pedante, lo portò a visitare i tesori artistici delle Stanze Vaticane, delle Logge e della Galleria Farnese, da cui trasse ispirazione per le sue creazioni grafiche e per gli elementi delle opere di Pietro da Cortona a Roma.
Nel culmine della sua maturità artistica, abbracciò lo stile veneziano, attingendo da esso nuova energia per le sue tele. Nel mondo di Giordano, le figure sembrano sfaldarsi, scorrendo e liberandosi dalla tela stessa. I colori, sempre intensi e diversificati, catturano l’idea di una luce festosa che l’artista desidera imprimere nei suoi dipinti. L’ambiente che caratterizza le sue opere è un fiume cromatico, un’onda dorata che fluisce in modo liquido, cancellando ogni traccia di esperienza passata e di suggestione.
La vita di Giordano non fu priva di sfide, specialmente in una Napoli segnata da difficoltà urbanistiche e dall’ombra della povertà e delle malattie. Nonostante i tentativi del viceregno spagnolo di migliorare la situazione, l’artista continuò a lottare. A Roma, suo padre lo spronava spesso con l’invito “Luca, fa’ presto,” cercando di stimolarlo a completare velocemente le copie che poi venivano vendute con profitto. Questo approccio ha lasciato alcune opere della sua produzione con una sensazione di superficialità, contribuendo all’appellativo che gli è stato assegnato.

Questo soprannome, inizialmente un elogio della sua straordinaria rapidità e abilità, ora rischia di etichettarlo in modo negativo, oscurando alcuni aspetti importanti del suo talento. I disegni di Luca Giordano, che ho avuto il privilegio di ammirare, mi hanno convinto che molti artisti nel mondo del fumetto devono molto al suo genio e alla sua capacità di dare forme morbide e piene, talvolta con un tocco di sarcasmo e caricatura, caratteristiche della pittura spagnola che lui conosceva bene.
Un brillante esempio della sua “maniera dorata” è presente nel suo dipinto “Gesù fra i dottori”, dove la forma si dissolve quasi in veli e particelle dorate. Tra le sue opere più rilevanti, si ricorda la decorazione perduta di Montecassino nel 1677, la volta del Palazzo Medici-Riccardi a Firenze del 1682 e i capolavori del suo periodo spagnolo, come la Cappella del Palazzo Reale di Madrid, gli affreschi dell’Escorial, del Buen Retiro e della Cattedrale di Toledo. Il suo ritorno a Napoli si manifestò nella Cappella del Tesoro a San Martino, dove le forme sembrano dissolversi in un velo impalpabile di luce, in netto contrasto con la teatralità tipica del periodo.

Il sogno dell’arte barocca ha trovato in Luca Giordano e nelle sue imponenti “onde di colore” una realizzazione tangibile e un motivo di orgoglio. Ciò che arricchisce ulteriormente il nostro patrimonio culturale è che questo straordinario artista è nato, si è formato e ha concluso la sua carriera artistica a Napoli, nel 1705.