
L’invecchiamento sistemico è un processo multifattoriale influenzato da segnali cellulari e molecolari di natura infiammatoria e metabolica. Recenti studi si sono concentrati sul ruolo delle molecole circolanti, in particolare quelle appartenenti al gruppo delle alarmins o DAMPs (damage-associated molecular patterns). Una proteina di particolare interesse è ReHMGB1, la forma ridotta della ben nota HMGB1, già implicata in processi infiammatori e immunitari.
Evidenze sperimentali
Uno studio pubblicato su Metabolism nel 2024 da ricercatori della Korea University College of Medicine ha evidenziato che ReHMGB1, somministrata in vivo a modelli murini, è capace di indurre senescenza nei tessuti muscolari, riducendo la capacità rigenerativa e aumentando i marcatori infiammatori sistemici. Al contrario, l’inibizione farmacologica tramite anticorpi anti-HMGB1 ha prodotto miglioramenti significativi nella funzione muscolare.
Questi dati sono stati confermati anche in vitro su linee cellulari umane, dove l’esposizione a ReHMGB1 ha indotto l’espressione di p16^INK4a e l’attivazione della via NF-κB, entrambi marcatori chiave di senescenza cellulare.
Meccanismi molecolari
Il laboratorio del Conboy Lab (UC Berkeley) ha approfondito i meccanismi alla base dell’effetto pro-senescenti di ReHMGB1. È emerso che la proteina, in forma redox-attiva, interagisce con i recettori di membrana (come RAGE e TLR4), attivando cascata di segnalazione quali JAK/STAT e NF-κB, promuovendo così un ambiente paracrino pro-infiammatorio e pro-senescenti. Tali segnali risultano distintamente assenti in presenza delle isoforme ossidate di HMGB1.
Implicazioni terapeutiche
L’identificazione di ReHMGB1 come potenziale effettore sistemico della senescenza apre la strada a nuove strategie di intervento nell’ambito dell’invecchiamento e delle patologie associate. In particolare, gli anticorpi neutralizzanti anti-HMGB1, già in fase di sviluppo in ambito oncologico e reumatologico, potrebbero rappresentare una nuova frontiera terapeutica per rallentare l’invecchiamento tissutale.
Tuttavia, gli autori degli studi sottolineano la necessità di ulteriori ricerche cliniche per validare la sicurezza e l’efficacia di tali interventi nei soggetti umani.
Conclusioni
Le evidenze disponibili pongono ReHMGB1 al centro di un nuovo paradigma nella biologia dell’invecchiamento. La possibilità di modulare farmacologicamente il suo effetto sistemico rappresenta una promettente direzione per la medicina rigenerativa e geriatrica.