Satoshi Nakamoto è lo pseudonimo del presunto inventore del bitcoin. Una prima confusione nasce già da come viene scritto il termine “bitcoin”: se è scritto con l’iniziale minuscola ci si riferisce alla più famosa delle “valute elettroniche” o criptovalute (indicata con il simbolo ₿ e con i codici BTC o XBT); se invece è scritto con l’iniziale maiuscola ci si riferisce a una particolare tecnologia di rete connessa a uno specifico protocollo di crittografazione.
Il funzionamento del sistema (decentrato) della valuta elettronica bitcoin, si basa sulla convalida delle transazioni che avvengono su ciascun blocco della “blockchain” di Bitcoin.
Chi avesse intenzione di approfondire gli aspetti tecnici può farlo consultando la mirabile tesi di laurea della dott.ssa Beatrice Beltrani (a questo link).
Ai fini del nostro articolo divulgativo, diremo solo che chi ha inventato questa valuta elettronica (singola persona o gruppo di persone) dispone oggi di una ricchezza immensa. Il valore del singolo bitcoin, inoltre, è aumentato da valori prossimi allo zero a circa 21.000 dollari. Questo andamento ha fatto arricchire molti fortunati possessori delle prime “stringhe”, prodotte nel 2008, e negli anni immediatamente successivi (per esempio, nell’agosto del 2010 un bitcoin valeva meno di 10 dollari).
Spinti da questi impressionanti aumenti di valore molti privati (e anche molte nazioni, soprattutto quelle con bassi costi energetici) hanno cominciato a “minare” bitcoin, usando veloci computer e/o prestanti schede video. Il fenomeno, secondo alcuni analisti, ha raggiunto dimensioni così rimarchevoli da aver contribuito in maniera non irrilevante al riscaldamento globale.
Questa criptovaluta è conosciuta soprattutto per il suo utilizzo nelle attività illegali connesse al deep-web e al dark-web, ovvero la “internet” alla quale l’utente normale non è in grado di accedere, ma che si stima abbia un traffico molte volte superiore (si veda questo link) dove il suo utilizzo da raggiunto volumi difficilmente stimabili ma sicuramente dello stesso ordine di grandezza del bilancio di una grande economia.
Come sempre avviene, anche gli investitori e gli utilizzatori meno avveduti di questa costosa ma volatile valuta hanno subito perdite o, addirittura, vere e proprie truffe.
Fatta questa doverosa seppur prolissa premessa, torniamo al quesito iniziale, ovvero: Chi è Satoshi Nakamoto?
In realtà, ad oggi, nessuno lo sa per certo. Potrebbe trattarsi di un uomo, di una donna, di più persone o, addirittura, di uno Stato!
In giapponese “satoshi” significa “un pensiero chiaro, veloce e saggio”. “Naka” può significare “medium”, “dentro” o “relazione”. “Moto” può significare “origine” o “fondamento”. Ma nessuno può dire se questa ipotetica relazione con il Giappone possa avere qualche significato. Anzi, molti pensano che si tratta di un depistaggio cautelare.
Ciò che si sa per certo è che, nel novembre del 2008, un certo Satoshi Nakamoto pubblicò con questo pseudonimo il protocollo Bitcoin su “The Cryptography Mailing list” sul sito “metzdowd.com”. Lo stesso autore, distribuì poi, nel 2009 la prima versione del software client e che nel 2011 affermò di aver lasciato Bitcoin nelle mani di Gavin Andresen (si veda questo link).
Il mistero sulla reale identità di Satoshi Nakamoto rimane. Un metodo per identificarlo potrebbe essere quello di “seguire i soldi”, ma – chiaramente – la cosa non è affatto facile. I “sospettati” sono ormai svariate decine di persone. Tra questi, molti hanno negato fermamente qualunque coinvolgimento mentre qualcun altro ha forse millantato per ottenere qualche vantaggio di immagine.
Tra le altre ipotesi c’è quella, comparsa sul web nel 2017, dopo una soffiata di un dipendente di SpaceX, secondo cui dietro allo pseudonimo si nasconderebbe Elon Musk.
Questa ipotesi fu subito smentita dallo stesso imprenditore sul suo account Twitter dove, successivamente, ha poi ipotizzato che il nome Satoshi Nakamoto potrebbe derivare dai nomi di quattro società: SAmsung Electronics, TOSHIba Corp. e NAKAmichi Corp. e MOTOrola. Ma, chiaramente, anche questo potrebbe essere un depistaggio!
Alla fine di questo excursus due sole cose mi sento di affermare con certezza:
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La prima è che si tratta, sicuramente, di una persona molto ricca non solo di soldi ma anche di umorismo;
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La seconda è che non sono di certo io… Purtroppo!
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