Un’enorme distesa blu che copre oltre il 70% del nostro pianeta, e che ci fornisce più della metà dell’ossigeno che respiriamo. Un mondo vivo, pulsante, misterioso — e fragile.
La Giornata Mondiale degli Oceani, istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 2008 ma nata già nel 1992 durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro, non è solo una celebrazione. È un appello. È il tentativo di risvegliare le coscienze, di farci capire che l’oceano non è solo un panorama o una risorsa da sfruttare: è un alleato essenziale nella lotta contro il cambiamento climatico, un regolatore del clima globale, un serbatoio di vita e di memoria geologica.
Eppure oggi, quell’alleato è in difficoltà. Secondo l’IPCC (il principale organismo scientifico sul clima), l’oceano ha assorbito oltre il 90% del calore in eccesso causato dalle attività umane. Sta diventando più caldo, più acido, più povero di ossigeno. La plastica lo soffoca: ogni anno circa 11 milioni di tonnellate ne finiscono in mare. E mentre alcune barriere coralline sbiancano e muoiono, intere catene alimentari rischiano di collassare.
Quest’anno, il tema lanciato a livello globale è chiaro: “Catalyzing Action for Our Ocean & Climate”. Non basta più osservare, documentare, denunciare. Serve agire. E agire insieme. Per questo, l’8 giugno 2025 assume un significato ancora più forte: anticipa di pochi giorni la Terza Conferenza ONU sugli Oceani, che si terrà a Nizza dal 9 al 13 giugno. Lì, capi di Stato, scienziati, attivisti e organizzazioni internazionali si confronteranno su obiettivi concreti: tutelare almeno il 30% degli oceani entro il 2030, ratificare il nuovo trattato sulla biodiversità dell’alto mare, contenere la pesca distruttiva e ridurre l’inquinamento marino.
Ma l’oceano non è solo una questione di geopolitica o di grandi trattati internazionali. È anche una storia personale. Per chi ha visto un tramonto sulla costa, per chi ha imparato a nuotare da bambino, per chi pesca, naviga, studia o semplicemente sogna guardando l’orizzonte. Perché, in fondo, ogni goccia di sudore, ogni respiro, ogni battito, è connesso a quel mondo liquido che ci avvolge.
E allora oggi, anche senza grandi gesti, possiamo fare qualcosa. Possiamo cominciare scegliendo prodotti marini sostenibili. Possiamo limitarci a rifiutare la plastica monouso. Possiamo insegnare ai più piccoli che il mare non è una pattumiera, ma una culla di vita. Possiamo informare, condividere, partecipare.
Celebrare l’Oceano non è un rito formale, ma un atto d’amore. E come ogni amore, richiede cura, ascolto, responsabilità.
Perché l’oceano ci parla da sempre. Oggi tocca a noi rispondere.

