Si sposta la ZCIT: Mar Mediterraneo a 30 °C, “Medicane” con ondate calore a maggio e nubifragi lampo

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Secondo recenti analisi climatologiche, lo spostamento verso nord della Zona di Convergenza Intertropicale (ZCIT) è un fenomeno in atto e direttamente legato al riscaldamento globale.
In particolare, uno studio pubblicato su Nature Climate Change e confermato dalla NOAA indica che il rafforzamento del riscaldamento terrestre sta alterando la posizione media della ZCIT, avvicinandola alle latitudini subtropicali dell’emisfero boreale​.
Ciò dipende anche dal fatto che l’emisfero settentrionale – ricco di terre emerse – si riscalda più velocemente degli oceani, creando uno squilibrio energetico che “spinge” la ZCIT più a nord e prolunga la presenza della fascia tropicale a latitudini insolitamente elevate​.
Questa dinamica globale estende di fatto l’influenza climatica dei tropici e induce climatologi del NCAR (Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica USA) a parlare di una vera «tropicalizzazione del Mediterraneo».

Il Mar Mediterraneo è particolarmente vulnerabile a questi cambiamenti. Trattandosi di un bacino semi-chiuso con un riscaldamento già fino al 20% superiore alla media globale​, il Mediterraneo funge da amplificatore dei fenomeni atmosferici associati alla ZCIT spostata.
Con l’avanzare della fascia tropicale verso nord, aumentano le interazioni tra masse d’aria calda-umida di origine tropicale e masse d’aria temperate più fresche, determinando sbalzi termici estremi e temporali violenti.
Le piogge tendono così a concentrarsi in brevi rovesci intensi (a volte grandinigeni), intervallati da periodi prolungati di siccità; in altri termini la stagionalità tradizionale si «sfuma» e i cicli umidi e secchi diventano più accentuati​.
Allo stesso modo, la temperatura del mare Mediterraneo si è portata su valori “tropicali”: dati del Copernicus Climate Change Service mostrano che nell’estate 2024 alcune zone del Mediterraneo hanno registrato oltre 30°C in superficie​.
Un oceano così caldo agisce come una vera e propria “batteria termica” per l’atmosfera sovrastante, alimentando lo sviluppo di cicloni mediterranei (“medicane”) e complessi temporaleschi autorigeneranti simili a quelli dei tropici​.

Queste evoluzioni hanno ripercussioni evidenti sull’Italia. Le ondate di caldo estive stanno diventando sempre più intense e precoci: le medie stagionali primaverili ed estive sono in aumento costante, e i picchi di 40°C – un tempo estremi e confinati ai mesi centrali di luglio e agosto – si verificano ormai già a fine maggio o inizio giugno soprattutto nelle regioni interne di Sardegna, Sicilia, Puglia e Basilicata​.
L’anticiclone sub-tropicale africano, che fino a pochi decenni fa dominava solo l’estate piena, attualmente insiste gran parte dell’anno.

Quando la ZCIT si sposta verso nord, essa “trascina” con sé la fascia di alta pressione subtropicale, favorendo l’ingresso in Europa di correnti roventi direttamente dal Sahara. Ne derivano ondate di caldo eccezionali, con temperature diurne elevatissime e notti che restano spesso oltre i 30°C, come riscontrato in molte grandi città costiere (Napoli, Palermo, Cagliari, Bari).
Questi flussi caldi sono spesso carichi di polveri sahariane che peggiorano la qualità dell’aria e riducono la visibilità​.
Parallelamente, il regime delle precipitazioni si modifica: le piogge primaverili tipiche del calendario mediterraneo si riducono sensibilmente​, lasciando spazio a lunghe fasi asciutte estive. Le brevi piogge che si manifestano arrivano sotto forma di acquazzoni molto intensi e localizzati​.
Nord Italia e rilievi dell’Appennino centro-settentrionale risultano particolarmente colpiti da nubifragi repentini, che provocano esondazioni, allagamenti urbani e frane con danni ingenti alle infrastrutture e all’agricoltura​.
Un caso emblematico di questo nuovo pattern è stato l’alluvione in Emilia-Romagna del maggio 2023, causata da piogge torrenziali innescate proprio da un fronte di origine “tropicale”.
Nel complesso, il combinarsi di ondate di caldo prolungate e piogge irregolari sta già mettendo sotto pressione l’agricoltura e le risorse idriche italiane; studi citati nel contesto segnalano come l’aumento termico e la siccità crescente influenzino negativamente la disponibilità di acqua, i raccolti e la biodiversità mediterranea​.

Contemporaneamente, questa migrazione verso nord della ZCIT ha effetti anche in Nord Africa: il Sahara meridionale e l’area del Sahel hanno sperimentato piogge anomale negli ultimi anni proprio a causa del fronte equatoriale in avanzamento​.
Tuttavia, per il bacino del Mediterraneo e l’Italia la minaccia principale resta legata alle alte pressioni tropicali e al prolungarsi dell’estate. Infatti, le perturbazioni atlantiche fresche incontrano maggiori difficoltà a penetrare verso sud sotto la cupola anticiclonica subtropicale. Globalmente, quindi, l’insieme dei dati osservati indica che il progressivo spostamento verso nord dell’ITCZ – favorito da molteplici fattori quali variazioni della temperatura oceanica, eventi ENSO, anomalie solari e soprattutto il riscaldamento globale​ – sta modificando i modelli meteorologici tradizionali: ogni spostamento di questa fascia convettiva altera i regimi pluviometrici e il bilancio tra siccità e precipitazioni anche alle nostre latitudini​.

Guardando ai prossimi mesi, le proiezioni suggeriscono un ulteriore inasprimento di queste tendenze. Secondo i modelli a medio termine dell’ECMWF, l’estate 2025 in Italia potrebbe segnare nuovi record termici, con un rapido espandersi del caldo africano stabile sulla Penisola e una siccità persistente al Centro-Sud, mentre al Nord si attendono temporali esplosivi per l’accumulo di calore.

Se l’ITCZ continuasse a salire di latitudine, potrebbe delinearsi una configurazione climatica completamente nuova: la primavera diventerebbe solo una breve parentesi tra un inverno sempre più mite e un’estate prolungata fino a cinque mesi​.

In sostanza, fonti scientifiche e rapporti meteorologici concordano sul fatto che lo spostamento verso nord della ZCIT, indotto dai cambiamenti climatici, sta progressivamente “tropicalizzando” il clima del Mediterraneo e dell’Italia​.
Queste trasformazioni, finora documentate da studi e osservazioni, delineano un quadro di impatti su agricoltura, risorse idriche e vita quotidiana che richiederanno crescente attenzione e strategie di adattamento.