La notizia
Paura nei Campi Flegrei:
"Un forte boato, i vetri delle finestre tremavano".
La scossa avvertita anche nella città di Napoli.
Nella notte scorsa, alle ore 23,40, i sismografi dell’Osservatorio Vesuviano hanno registrato una scossa che è stata avvertita in tutta l’area dei i Campi Flegrei: da Pozzuoli fino a Quarto, Monterusciello, Bagnoli ed anche nei quartieri napoletani di Fuorigrotta, Pianura e Soccavo.
Il sisma registrato ha raggiunto una magnitudo di 2.8 gradi Richter con ipocentro a 2,7 Km di profondità. I testimoni hanno dichiarato di aver udito, appena prima della scossa, un forte boato e di aver sentito tremare i vetri delle finestre. Un’ora prima, alle 22,12 si era avuta un’altra scossa di magnitudo 2.1, con epicentro sul Vesuvio ed ipocentro a meno di un Km di profondità.
Nella mattinata di oggi un’altra scossa, di magnitudo 2.1, ha aumentato la preoccupazione dei residenti dell’area flegrea.
Il sindaco di Pozzuoli ha comunicato che sono in corso sul territorio le verifiche da parte della protezione civile comunale e della polizia municipale.
Il livello di allerta rimane quello GIALLO.
L'approfondimento

Ricordiamo che nel mese di febbraio 2023 nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati ben 278 terremoti con una magnitudo massima di 3.3. Di questi, 263 eventi (circa il 94% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0, altri 13 (circa il 5% del totale) una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, un solo evento ha raggiunto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9 e solo un altro ha fatto misurare una magnitudo maggiore o uguale a 3.0. Le scosse sono state localizzate prevalentemente tra Pozzuoli, M. Olibano, Solfatara-Pisciarelli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 2 km e profondità massima di circa 4.5 km. Le reti di monitoraggio delle deformazioni del suolo confermano una geometria radiale del sollevamento centrato nell’area di Pozzuoli con una velocità massima di circa 15±3 mm/mese.
Complessivamente, a partire dal novembre 2005, il sollevamento bradisismico registrato alla stazione GPS di Rione Terra (RITE) è stato di poco più di un metro (103.5 cm) di cui circa 70 cm da gennaio 2016. Le misure termografiche nelle aree monitorate mostrano andamenti della temperatura in diminuzione nell’area della Solfatara e in aumento in quella di Pisciarelli.
I parametri geochimici confermano i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 dal suolo nell’area della Solfatara si conferma essere di circa 3000 tonnellate al giorno, valori comparabili a quelli che si ritrovano nel “plume” di vulcani attivi a degassamento persistente.

I Campi Flegrei (letteralmente, “campi ardenti”, a causa delle continue emissioni sulferee delle fumarole) sono caratterizzati dal fenomeno del bradisismo (letteralmente, “terremoto lento”) consistente in un lento abbassamento o innalzamento del terreno, e rientrano nella categoria dei SUPERVULCANI, ovvero di quei sistemi vulcanici capaci, in caso di massima eruzione, di modificare il paesaggio per chilometri condizionando il clima mondiale per diversi anni o, addirittura, per decenni.
Al mondo esistono solo tre vulcani in grado di produrre ricadute di questo tipo. In ordine di pericolosità decrescente, lo Yellowstone negli Stati Uniti, il Lago Toba in Indonesia e, appunto, i Campi Flegrei in Italia.
A differenza del Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono formati da un esteso campo vulcanico, attivo da più di 80.000 anni, presentante diversi centri vulcanici situati all’interno e in prossimità di un’area depressa chiamata caldera, in parte sommersa dal mare. Essa è il risultato dei ripetuti sprofondamenti del suolo causati da collassi del tetto del serbatoio magmatico superficiale conseguente al suo svuotamento dello stesso in occasione delle principali eruzioni (tra cui, quelle dell’Ignimbrite Campana, avvenuta circa 40.000 anni fa, e del Tufo Giallo, risalente a 15.000 anni fa.
Dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano l’attività vulcanica dei campi Flegrei si è mantenuta piuttosto intensa, producendo più di 27 eruzioni solo negli ultimi 5.500 anni, l’ultima delle quali, avvenuta nel 1538, ha portato alla formazione del cono di tufo di Monte Nuovo.
Negli anni 1970-72 e 1982-84 l’area flegrea è stata interessata da crisi bradisismiche in cui il suolo di Pozzuoli si è innalzato di circa 3.5 m.
La prima crisi causò l’abbandono forzato dell’area fatiscente di Rione Terra mentre la seconda fu caratterizzata da intensa sismicità con gravi danni agli edifici.
Dopo le crisi si è avuto un periodo di generale subsidenza, interrotta a partire dal 2005 da un’inversione del fenomeno che ha portato ad un costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto.
Un team di ricercatori dell’Università di Aberdeen, dell’INGV e dall’Università del Texas, ha individuato la camera al di sotto del comune di Pozzuoli e del suo golfo grazie alle moderne tecniche sismologiche. La colossale formazione, come spiega l’autore dello studio, Luca De Siena, si trova ad una profondità di ben quattro chilometri e, soprattutto, potrebbe essere solo la più superficiale.
Non è escluso, infatti, che un altro enorme serbatoio di magma possa trovarsi a una profondità ancora maggiore. Secondo tale ipotesi, una formazione rocciosa di oltre due chilometri avrebbe bloccato il fluido impedendone la risalita verso l’alto e facendolo dirigere in direzione di Napoli, rendendo le possibili eruzioni del futuro molto più devastanti in quanto il magma potrebbe fuoriuscire da punti diversi e imprevedibili.
In aggiunta a quanto detto, c’è da dire che in questi ultimi anni si è assistito a un vivace dibattito sulla opportunità di realizzare in tale area una grande centrale geotermica, in grado sicuramente di produrre grandi quantità di energia “pulita” ma, secondo alcuni, con il possibile e grave rischio di “risvegliare il cane che dorme” e provocare una disastrosa eruzione.