
Il 6 maggio 2025, l’Italia ha raggiunto il proprio Overshoot Day, la data simbolica che indica quando la domanda di risorse naturali da parte della popolazione supera la capacità del pianeta di rigenerarle in un anno.
In pratica, se l’intera umanità adottasse lo stile di vita medio italiano, avremmo esaurito le risorse annuali della Terra entro questa data. Da quel momento in poi, si entra in una fase di “debito ecologico”, consumando più di quanto il pianeta sia in grado di rigenerare e intaccando le risorse future, con conseguente degrado degli ecosistemi.
Il concetto di Earth Overshoot Day è stato introdotto dal Global Footprint Network per evidenziare l’impatto delle attività umane sull’ambiente. Ogni paese ha il proprio “Country Overshoot Day”, che rappresenta la data in cui, se tutta la popolazione mondiale vivesse come gli abitanti di quello Stato, le risorse annuali del pianeta sarebbero esaurite.
Per l’Italia, questa data cade il 6 maggio, mentre a livello globale, l’Earth Overshoot Day è previsto per il 5 giugno 2025.
La situazione italiana riflette un trend negativo che va avanti da molti anni e che riguarda tutte le nazioni sviluppate. Attualmente, l’umanità vive “in debito”, consumando risorse a un ritmo superiore rispetto alla capacità del pianeta di rigenerarle. Secondo le stime, ci vorrebbero 1,7 pianeti per soddisfare i bisogni della popolazione mondiale. Nel caso dell’Italia, l’impronta ecologica è quattro volte superiore alla biocapacità disponibile, il che significa che se tutti vivessero come gli italiani, servirebbero le risorse di circa tre pianeti.
Le cause principali di questo sovrasfruttamento includono l’elevato consumo energetico, le emissioni derivanti dai trasporti e l’agricoltura intensiva. In Italia, questi fattori contribuiscono significativamente all’impronta ecologica nazionale, portando a un esaurimento anticipato delle risorse disponibili. Inoltre, il 23 marzo 2025, l’Italia ha raggiunto il proprio “Deficit Day”, la data in cui ha esaurito tutte le risorse che il suo territorio è in grado di generare in un anno. Questo significa che non arriviamo nemmeno alla metà dell’anno prima di esaurire il nostro “budget” naturale, un chiaro segnale che il modello di consumo italiano è eccessivo e insostenibile.
Le conseguenze di questo eccesso sono tangibili: deforestazione, perdita di biodiversità, scarsità d’acqua e aumento delle emissioni di gas serra. Questi effetti compromettono la salute degli ecosistemi e la qualità della vita umana, rendendo urgente l’adozione di misure correttive. Secondo una ricerca pubblicata su Nature a fine 2024, il 10% della popolazione più ricca è responsabile del 43% delle emissioni globali di carbonio, del 18,5% del consumo di acqua dolce e per oltre il 25% dell’immissione di azoto e fosforo. All’opposto, il 10% della popolazione più povera contribuisce per circa meno del 5% agli stessi indicatori.
Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia, sottolinea l’urgenza di affrontare la crisi ambientale: “Oltre un milione di specie è minacciato di estinzione, il 75% delle terre emerse e il 66% degli ambienti marini sono stati significativamente alterati dall’uomo, e il cambiamento climatico peggiora di anno in anno. La scienza è inequivocabile: la crisi ambientale deve essere affrontata entro questo decennio se vogliamo costruire un futuro sostenibile”. Alessi paragona l’impronta ecologica al denaro speso: “Esaurire le risorse ecosistemiche di un anno è come spendere più di quanto si guadagna. L’impronta ecologica è il denaro che spendi: ogni attività – mangiare, usare energia, costruire, viaggiare – consuma risorse naturali, proprio come se prelevassi dal tuo conto in banca. La biocapacità è il tuo stipendio annuale: rappresenta le risorse che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. Se spendi meno di quanto guadagni, sei in equilibrio. Ma se le spese superano le entrate, entri in deficit. Lo stesso vale per il Pianeta: se consumiamo più risorse di quelle che la Terra può rigenerare, attingiamo alle riserve future, proprio come chi si indebita per coprire le spese eccessive. Spetta dunque a noi stessi il compito di invertire la rotta e abbandonare stili di consumo che ignorano il senso del limite”.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale promuovere pratiche sostenibili. Ridurre lo spreco alimentare, adottare diete a basso impatto ambientale e migliorare l’efficienza energetica sono alcune delle strategie che possono contribuire a posticipare l’Earth Overshoot Day. Secondo il Global Footprint Network, dimezzare lo spreco alimentare globale potrebbe ritardare questa data di 13 giorni.
Inoltre, l’innovazione tecnologica e l’adozione di politiche ambientali efficaci sono strumenti essenziali per ridurre l’impronta ecologica. Investire in energie rinnovabili, promuovere la mobilità sostenibile e incentivare l’economia circolare sono passi cruciali verso un futuro più equilibrato. Le diete vegetariane, ad esempio, sono meno impattanti: ridurre i consumi di alimenti di origine animale potrebbe ridurre drasticamente l’uso di azoto e fosforo e di acqua, mentre l’energia da fonti rinnovabili taglierebbe le emissioni derivanti dai consumi dei cittadini, in particolare quelli più benestanti.
L’Earth Overshoot Day serve da monito per riflettere sulle nostre abitudini di consumo e sull’urgenza di adottare comportamenti più sostenibili. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di vivere entro i limiti ecologici del nostro pianeta.