Meteo del futuro incerto: si oscilla tra i 50° causati dal “global warming” e una possibile nuova glaciazione indotta dal blocco dell’AMOC.

Cliccare sui pulsanti sotto per condividere. GRAZIE !

Negli ultimi decenni, il Mediterraneo ha visto un progressivo innalzamento delle temperature estive, con ondate di calore sempre più intense e prolungate.
Uno studio pubblicato su Nature Medicine dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine stima che, se non verranno adottate misure di mitigazione efficaci, in Europa i decessi attribuibili al caldo estremo potrebbero superare i 2,3 milioni entro la fine del secolo [Masselot et al., Nature Medicine (2025)].

Anche l’Agenzia ANSA segnala che l’Italia – e in particolare le grandi città come Roma, Napoli e Milano – risulta fra i Paesi più esposti, con un tasso di mortalità in rapida crescita [ANSA, 28 gennaio 2025].
Secondo Meteo Giornale, fra il 2050 e il 2054 si potrebbero registrare fino a 91,2 decessi ogni 100.000 abitanti in alcune aree costiere del nostro Paese³ Meteo Giornale, 3 marzo 2025.

Le proiezioni meteo fino al 2099 non sono rassicuranti: secondo alcuni scenari, se le emissioni globali non verranno ridotte drasticamente, l’intero continente europeo dovrà affrontare estate dopo estate un riscaldamento progressivo. Si stima che in mancanza di interventi, la temperatura media estiva in alcune città italiane possa superare i 43 gradi entro la fine del secolo, con picchi attorno ai 50 gradi.
In questo scenario, il Nord Italia vedrà una crescente frequenza di notti tropicali (anche con minime di 25 gradi), mentre il Centro e il Sud subiranno molte giornate consecutive con temperature sopra i 40 gradi, con conseguenze devastanti su agricoltura, turismo e produzione energetica. Il rischio è che l’intero ecosistema sociale ed economico venga travolto da uno stress termico permanente.

Le ondate di calore non sono soltanto un’emergenza ambientale, ma assumono sempre più i connotati di un’emergenza sanitaria: anziani, bambini e persone con patologie croniche risultano i gruppi più vulnerabili e oggi gli ospedali registrano picchi di accessi per problemi cardiovascolari e respiratori durante i periodi più torridi.

Sul fronte globale, il Rapporto IPCC AR6 WGII ricorda che mantenere l’aumento della temperatura media sotto 1,5 °C richiede una rapida decarbonizzazione dei settori energetico e dei trasporti, investimenti crescenti in energie rinnovabili e un rafforzamento degli accordi internazionali [IPCC AR6 WGII Chapter 6 – Cities, settlements and key infrastructure].

Parallelamente, l’UNFCCC sottolinea l’importanza di reti di allerta precoce per le ondate di calore e di strategie di adattamento integrate, che includano l’apertura di centri climatizzati di “raffrescamento” nelle aree urbane più calde [“Too Hot to Handle”, UNFCCC (2021).]

A livello urbano, numerosi studi raccomandano soluzioni “nature‑based” quali alberature stradali, tetti e pareti verdi, vasche d’acqua e superfici riflettenti per ridurre l’effetto isola di calore, oltre a interventi mirati sulla progettazione degli spazi pubblici per favorire la ventilazione naturale Depietri Y. & McPhearson T., Science of the Total Environment (2017). Inoltre, l’adozione di materiali da costruzione a elevata riflettanza e la creazione di corridoi verdi possono abbassare le temperature percepite fino a diversi gradi.

Anche i singoli cittadini possono contribuire: mantenendosi ben idratati, evitando le attività all’aperto nelle ore di punta, indossando abiti leggeri e traspiranti e prestando particolare attenzione ad anziani e persone con malattie croniche, offrendo loro supporto con ventilatori o docce rinfrescanti. In casa, è utile migliorare la coibentazione di finestre e tetti, utilizzare oscuranti e privilegiare climatizzatori e ventilatori a basso consumo (classe A++). Infine, l’attivazione di centri pubblici di raffrescamento rappresenta una risorsa preziosa per chi non dispone di soluzioni adeguate in ambito domestico [CDC, The Use of Cooling Centers to Prevent Heat-Related Illness (2015)].

Con una sinergia di politiche a lungo termine, interventi urbani intelligenti e buone pratiche individuali, è possibile attenuare in modo significativo l’impatto delle ondate di calore sull’ambiente e sulla salute, rendendo le nostre città più resilienti e pronte ad affrontare le estati che verranno.


A meno che, non si fermi la Corrente del Golfo che fa parte di un più ampio sistema noto come Circolazione Meridionale di Ritorno Atlantica (AMOC), che trasporta acqua calda verso nord sulla superficie e acqua fredda verso sud in profondità.
Il meccanismo è guidato dalle differenze di densità create dal raffreddamento e dall’aumento di salinità dell’acqua in alto Atlantico: l’acqua raffreddata diviene più pesante, affonda e alimenta la corrente profonda che poi scorre verso sud. Tuttavia, l’apporto crescente di acqua dolce dovuto allo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e a maggiori precipitazioni riduce la salinità superficiale e ostacola questo “affondamento”, indebolendo gradualmente l’intero sistema¹ IPCC AR6 WGI FAQ Chapter 9, 2021 [Boers et al., Nature Communications (2023)].

Un rallentamento marcato o un blocco della AMOC avrebbe ripercussioni anche a latitudini più alte: le temperature medie in Europa potrebbero addirittura diminuire, cambiando la distribuzione delle precipitazioni e riducendo la piovosità invernale in alcune aree.

I modelli climatici più recenti avvertono però che non esiste un punto di non ritorno noto con precisione: vari fattori – come nuvole, modelli di vento e scioglimento dei ghiacci – rendono incerta la datazione di un’eventuale interruzione [ “‘We don’t know where the tipping point is’”, The Guardian, ott. 2024].

Le conseguenze si estenderebbero ben oltre l’Europa: un blocco o una forte riduzione dell’AMOC potrebbe provocare un raffreddamento improvviso nell’emisfero settentrionale, alterare i monsoni asiatici e africani e aumentare il livello del mare lungo la costa orientale del Nord America Carrington, The Guardian (2023).

Inoltre, fenomeni meteorologici estremi – come tempeste più violente e variazioni nei modelli di precipitazione – diventerebbero più frequenti, con potenziali ripercussioni su ecosistemi marini e risorse idriche in tutto il mondo Swift, Oceanus (WHOI), 2023.

Pur trattandosi di scenari che fino a pochi anni fa sembravano estremi, le osservazioni degli ultimi decenni mostrano un indebolimento graduale della corrente, misurato fin dal 2004 dal programma RAPID.

Continuare a monitorare con reti di sensori e modelli climatici ad alta risoluzione rimane cruciale per capire se e quando si avvicinerà un possibile punto critico, ma soprattutto per mettere in atto strategie di mitigazione del riscaldamento globale e piani di adattamento che riducano il rischio di un’interruzione improvvisa di questo importante sistema oceanico.