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I due lati del Cippus Abellanus
Il “Cippus Abellanus“, costituisce uno dei importanti reperti archeologici della città di Avella. Fu individuato nel 1745, da Padre Antonio Bianco, del Cenobio di San Pietro a Cesarano di Mugnano del Cardinale, che ne comprese l’importanza nonostante che il grosso monolite fosse stato adibito a soglia di un palazzo di Avella. Successivamente fu trasferito al seminario vescovile di Nola su richiesta del vescovo Caracciolo del Sole. Una sua riproduzione è oggi visitabile presso il museo di Avella.
Il grosso monolite presenta un’iscrizione opistografa in lingua osca (con alcuni termini in latino e in greco) che rappresenta un trattato stipulato nella seconda metà del II secolo a.C. tra la comunità di Abella, rappresentata dal questore Maio Vestirikio, e quella di Nola, rappresentata da Lucceio Puclato, meddix della città.
Il trattato riguardava un santuario (sakaraklùm) dedicato ad Ercole, situato in un territorio di confine tra i due paesi. I due magistrati stabilirono le regole per l’uso condiviso dell’area e per la gestione del tesoro (thesaurum) custodito all’interno del santuario, creando così una sorta di regolamentazione edilizia sia all’interno che all’esterno del recinto sacro.
Questo cippo regolava i rapporti tra le due città nella gestione del Tempio dedicato a Ercole, la divinità protettrice delle acque.
Il 15 dicembre si celebrerà la Giornata annuale di studio dedicata al Cippus abellanus. Questo evento coinvolgerà direttamente le istituzioni amministrative delle due città e le comunità studentesche dei licei e delle scuole superiori del territorio.
La Sala della Meridiana nel Seminario vescovile di Nola, dove è custodito il Cippo, accoglierà le comunità scolastiche per visite didattiche e per approfondire la conoscenza del Cippo e della storia che rappresenta.
Contemporaneamente, ad Avella nel Palazzo baronale, nella Sala Alvarez de Toledo, si terrà un focus di riflessioni sul Cippo, che diventa un simbolo per la tutela e la promozione del territorio. Questo evento sarà coordinato dal professore Pietro Luciano, direttore del Gruppo archeologico Amedeo Maiuri, e vedrà la partecipazione di diverse personalità, tra cui il sindaco Vincenzo Biancardi, la dott.ssa Raffaella Buonaudo, dirigente della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle province di Avellino e Salerno, il professore Aniello Parma, docente di Diritto romano e di Epigrafia latina, e l’avvocato Domenico Caiazza, esperto di Diritto e studioso di Storia antica e medievale.
Al termine del focus, ci sarà una visita al Museo immersivo di Avella per esplorare una serie di iscrizioni in lingua osca, con la partecipazione diretta delle rappresentanze delle comunità studentesche del comprensorio.
Per completezza, si riporta, che oltre al Cippus Abellanus e ad altre iscrizioni ritenute minori, esiste in Italia, un’altra e forse più importante iscrizione; la Tabula Bantina. Essa fu scoperta nel 1790 sul monte Montrone, nel territorio di Oppido Lucano, tra i resti di un’antica tomba.
Questo reperto è composto da una lastra di bronzo suddivisa in tre parti principali e alcuni frammenti, con incisioni su entrambi i lati, risalenti probabilmente tra il 150 a.C. e il 100 a.C.
Da un lato, la Tabula presenta lo Statuto Bantino, una legge municipale della città antica di Bantia (oggi Banzi), che includeva anche Oppido nel suo municipio. Questo statuto è scritto in lingua osca con caratteri latini. Dall’altro lato, è inciso un plebiscito, una legge di Roma, in lingua latina. Alcuni frammenti della Tabula Bantina sono conservati nei musei archeologici di Napoli e Venosa.