
In queste settimane i piccoli borghi si rianimano nello splendore di paesaggi senza tempo, fatti di riti antichi, storie e testimonianze che rischiano di non essere tramandate alle prossime generazioni.
Sono tante le iniziative associative che permettono di riscoprire i nostri territori: dalle montagne ai luoghi di rilievo storico e culturale. Bene sarebbe attingere ai fondi del PNRR per implementare e sostenere queste iniziative così da portare le nostre comunità a riscoprirsi unite e orgogliose di un passato che affonda le sue radici nella cultura e nella tradizione contadina alla quale si aggiunge il cammino culturale e umano intrapreso dai nostri antenati.
Non si tratta di abbracciare l’ideale di un piccolo mondo antico che forse non è mai esistito davvero, ma di costruire un ponte generazionale tra ciò che eravamo e ciò che siamo oggi.
Dalla terra alla tavola, dalla ricchezza di quel cibo “povero” celebrato dal biologo Ancel Keys studioso della dieta mediterranea (patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2010) passando per le montagne ricche di storia e di biodiversità.
Intraprendere questo percorso politico e culturale potrebbe permettere di creare opportunità lavorative concrete per molti dei giovani che hanno trovato una stabilità lavorativa lontano dai propri affetti familiari e che in questi giorni tornano a popolare le case e le strade dei nostri paesi.
Si può investire nel creare opportunità per i nomadi digitali ovvero coloro che lavorando a distanza dalle sedi principali delle proprie aziende, possono scegliere il luogo che meglio gli permette di conciliare lavoro e vita privata, nel creare opportunità di lavoro nel settore del turismo, nel settore dei trasporti garantendo la possibilità di raggiungere le zone cardine delle nostre province, nel settore agricolo rinnovando strumentazioni e conoscenze che possono riportare le nostre coltivazioni alla produttività di un tempo, investendo nell’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità.
I grandi cambiamenti cominciano nelle piccole comunità e le nostre comunità meritano un tempo nuovo.
(Dr.ssa Maria Martina Lucchi, Biologa,divulgatrice scientifica)