Si è da poco conclusa la 36° edizione del Salone Internazionale del Libro, la più grande manifestazione italiana nel campo dell’editoria, che si svolge ogni anno a Torino nella zona Lingotto e coinvolge tutte le persone più influenti del mondo della cultura. Tra i protagonisti, quest’anno, c’è stato Franco Arminio, poeta e documentarista proveniente da Bisaccia, un piccolo paese dell’Irpinia orientale.
L’irpino ha infatti incantato la gremita Sala Viola del Salone parlando del suo ultimo libro, i Canti della Gratitudine. La sua non è stata, però, una semplice presentazione: è stato un vero e proprio dialogo con il suo pubblico e cioè con i poeti della vita quotidiana, quelli che lui definisce i «carpentieri della vita», o semplicemente la «gente che vuole respirare meglio per una mezz’oretta». La sua poesia, infatti, ci tiene a specificarlo, non è poesia autocelebrativa e da alti salotti letterari, non è ermetica e difficile da interpretare. È una poesia che ambisce a essere curativa, come un farmaco che può alleviare un dolore, quando «uno sente di avere una crepa» al proprio interno.
Lui stesso racconta che proprio la sua ipocondria, che lo ha portato a scrutare se stesso in modo minuzioso, fa sì che appena lo sguardo si poggi fuori dal suo corpo, ci sia da parte sua un’attenzione, una curiosità per tutti i luoghi che lo circondano, perché «non c’è nessun luogo che non è interessante».
I luoghi sono sicuramente il centro della sua poetica. Il trovatore irpino, infatti, ama autodefinirsi un paesologo, e cioè un esperto di paesi. Da anni viaggia e scrive in cerca di meraviglia e in difesa dei piccoli paesi ed è un punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’area interna della penisola.
L’amore per i paesi, e soprattutto quelli abbandonati, traspare dai suoi versi in modo commovente. La sua gratitudine nei confronti della natura, degli animali, della vita, è una «postura da costruire» ed è una «questione politica»: a volte è anche «furiosa, impaziente, non parla sempre a bassa voce». È la gratitudine che un «consolatore militante» come Franco Arminio, ci presenta non come un punto d’arrivo, ma come «la strada da percorrere per trovarne altre».
(Valeria Lippiello)
ALCUNE POESIE DELL’AUTORE
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