
L’Italia è, senza dubbio, il Paese più ricco al mondo di testimonianze storico-culturali e archeologiche. Dall’antichità fino ai tempi recenti, la nostra penisola è un museo a cielo aperto, un patrimonio inestimabile che attraversa millenni di storia e si manifesta nelle città d’arte, nei borghi, nei siti archeologici e nelle opere che impreziosiscono ogni angolo del nostro territorio. Ma forse, proprio perché immersi nella bellezza, noi italiani rischiamo di darle per scontato. Abbiamo “troppe” bellezze e, paradossalmente, questa abbondanza ci ha resi meno consapevoli del loro immenso potenziale economico e sociale.
Eppure, se c’è una sfida che le giovani generazioni devono raccogliere, è proprio quella di rilanciare l’Italia partendo dai suoi beni culturali. È qui che si gioca il futuro del nostro Paese, non solo come custode della memoria, ma come attore protagonista in un mondo che cerca identità, cultura e bellezza. I giovani devono essere formati, valorizzati e messi nelle condizioni di trasformare questa ricchezza in un motore di sviluppo sostenibile e duraturo.
Il nostro patrimonio culturale è una risorsa unica e irripetibile: non dobbiamo andare lontano per trovarlo, è a casa nostra, distribuito su tutta la penisola. Dal mio piccolo paese, Avella, alle meraviglie di Pompei ai templi greci della Magna Grecia, dai tesori rinascimentali di Firenze alle meraviglie barocche di Roma, fino alle opere d’arte contemporanea che continuano a raccontare il nostro tempo. L’Italia è un viaggio nel bello, e ogni epoca ha lasciato la sua impronta indelebile.
Questa eredità, però, non può restare immobile. Abbiamo bisogno di un cambio di passo: servono competenze manageriali, tecnologiche e imprenditoriali che solo le nuove generazioni possono apportare. È necessario un approccio moderno alla gestione dei beni culturali, in grado di attrarre investimenti, innovazione e nuovi modelli di fruizione. La digitalizzazione, ad esempio, offre strumenti straordinari per rendere il nostro patrimonio accessibile, coinvolgente e attraente, anche per le nuove generazioni globali.
Il valore economico della cultura è immenso: oggi la filiera dei beni culturali vale oltre 100 miliardi di euro e coinvolge centinaia di migliaia di imprese. Ma questi numeri possono crescere ancora, se sapremo investire nei giovani, dando loro formazione, strumenti e opportunità per diventare i custodi attivi di questa ricchezza.
Il rilancio dell’Italia passa per la capacità di riconoscere ciò che ci rende unici al mondo: il nostro patrimonio storico e artistico. Non basta più contemplarlo, serve valorizzarlo, trasformandolo in una leva di sviluppo economico e occupazionale. È un compito che spetta soprattutto ai giovani, a cui dobbiamo trasmettere il senso della responsabilità verso questa eredità, ma anche il coraggio di innovare e guardare avanti.
Se vogliamo che l’Italia torni a essere leader globale nella cultura e nella bellezza, dobbiamo iniziare da qui. Le opportunità sono immense, il futuro è nelle nostre mani. O meglio, nelle mani delle nuove generazioni che sapranno coniugare il passato con il presente, restituendo al mondo quella bellezza che, da sempre, ci definisce.