
Una cosa è certa: il bellissimo sito archeologico e naturalistico avellano, costituito dai Castello Longobardo e dalla collina su cui venne edificato e da cui lo sguardo giunge, nelle giornate più terse, fin quasi al Golfo di Napoli, non ha mai visto prima d’ora tante persone riunite tutte insieme. Neppure nel corso delle invasioni (descritte da Virgilio nell’Eneide) quando i fieri avellani si difendevano usando le catèe (lance legate a una corda per il recupero).
Il “miracolo” è stato compiuto – in parti uguali – dal celeberrimo Clementino, particolarmente amato nel Baianese, che ha richiamato migliaia di spettatori da tutta la Campania, e dalla dinamica amministrazione comunale, unitamente al fattivo interessamento dell’on. Enzo Alaia, che ne hanno reso possibile la concretizzazione.
Preziosa è stata la collaborazione della Protezione Civile, delle Forze dell’Ordine e dell’ufficio tecnico comunale (Arch. Pasquale Maiella e tutti gli altri).
Clementino ha dato vita a uno spettacolo che ha superato ogni più rosea aspettativa. Con una scaletta che includeva sia i suoi grandi successi che i brani più recenti, l’artista ha saputo coinvolgere il pubblico in ogni momento. Le luci del castello e l’ambientazione naturale della collina hanno aggiunto un tocco di magia all’evento, rendendo la serata ancora più memorabile e imperdibile, nonostante la pioggia che, a un certo punto, ha cominciato a cadere insistente.
E, tra le migliaia di persone che hanno assistito al concerto, non è escluso che ci fosse anche il fantasma della bellissima Bersaglia e del suo amato principe, Cofrao.
Eh sì! Perché qualcosa di misterioso effettivamente aleggia attorno al massiccio donjon normanno e al cilindrico maschio di epoca angioina del castello avellano.
E pare che qualche misteriosa e sfuggente presenza ultraterrena sia stata percepita anche dagli operari che presero parte al restauro del sito, alcuni anni orsono.
D’altra parte, sia della magia che aleggia attorno al castello sia del fantasma della bellissima ma sfortunata Bersaglia, ne parlava già lo storico locale Francesco Guerriero, nel suo libro “Avella” pubblicato nel 1888, in cui ammoniva: “Su quel poggio il mistero non vi abbandona mai, vi sforza all’attenzione, vi pesa addosso, come quando si aspetta qualche cosa e non si sa che. Forse errano attorno spiriti invisibili, come formiche sulla terra brulla, come ragni nelle muraglie, come vipere fra le macerie. Vi ronzano per la mente tutte le panzane dei contadini: le fate dei boschi che vi fanno ricchi; la volpe che mangia solo il cuore delle ragazze morte, e poi se ne lamenta al chiaro di luna piena; le streghe caprine a cavalcioni delle scope, il lupo eremita, che, ospitato per elemosina ruba la figlia del villano; la fanciulla bianca bianca che va giorno e notte cogliendo fiori e non arriva mai a farsene una corona per essere seppellita. E tutte insieme vi timultano in capo, danzando una ridda grottesca”.
La leggenda di Bersaglia e Cofroa
Nell’anno 300 dell’era volgare, un cavaliere di nome Cofroa, figlio del re di Persia, attraversò una pianura su un cavallo nero come l’ebano. Nonostante l’ammirazione delle fanciulle locali, il suo cuore batteva solo per Bersaglia, una donna di umile condizione ma di straordinaria bellezza.
Fuggiti dalla Persia con il loro schiavo favorito Eraclione, i due amanti cercarono un luogo dove poter vivere il loro amore. Trovarono rifugio su una collina, dove costruirono un castello che divenne il nido dei loro sogni d’oro.
In quel luogo, tra il profumo dei fiori, il canto degli uccelli e la serenità della campagna, si amarono intensamente. Ma la morte, compagna inseparabile dell’amore, colpì Bersaglia, lasciando Cofroa solo con il suo dolore.
Deciso a dimenticare quei luoghi, Cofroa intraprese il viaggio di ritorno in Persia. Ma durante la discesa dal castello, udì una melodia dolce e malinconica che sembrava parlare di lui e dei suoi dolori. Cercò la fonte di quella musica, ma non riuscì a trovarla.
Mentre continuava il suo cammino, il cavallo cadde improvvisamente. Cofroa si ritrovò in un luogo sconosciuto, circondato da sarcofagi. Uno di questi era aperto e da esso usciva un dolce lamento. Cofroa vi si avvicinò e cadde tramortito al suo interno.
Oggi, quel sarcofago accoglie entrambi gli amanti. E sulla collina risuona un flebile canto di dolore, il ricordo di un amore svanito. La leggenda di Cofroa e Bersaglia continua a vivere, un simbolo eterno di amore e sacrificio al Castello di Avella.
A conclusione di questo tributo alla bella e apprezzata iniziativa avellana, ci piace riportare integralmente quanto dichiarato gli amministratori di Avella sulle loro pagine social:
ANNA ALAIA
Adesso posso dirlo: per più di una settimana, e fino a ieri, mi sono tremate le gambe.
Avremmo potuto scegliere come location il nostro Anfiteatro, evidentemente già pronto ad accogliere questo genere di manifestazioni, evitando gran parte del lavoro che è servito per mettere su una macchina organizzativa come quella di ieri. Ma noi vi vedevamo già tutti sui plaid, seduti a ridosso della collina; vi avevamo già immaginati incantati dal colpo d’occhio che ci sarebbe stato, quando accedendo all’aerea, avreste visto il Castello illuminato nella sua magnificenza, da un lato, e il Golfo di Napoli, sotto le stelle, dall’altro. Per più di una settimana, sono salita e scesa in continuazione dal Castello, per convincermi che ce la potevamo fare. Oggi, sono convinta: ce l’abbiamo fatta.
Devo ringraziare tutta la nostra squadra, perché questa sfida l’abbiamo accettata tutti insieme, condividendo una grande responsabilità. Devo ringraziare anche le persone a me più vicine, che mi hanno incoraggiata e che hanno sopportato con pazienza le crisi di nervi di cui sono stata vittima negli ultimi giorni prima dell’evento, perché temevo che non filasse tutto liscio. Infine, anche se può sembrare autoreferenziale, devo ringraziare il mio papà, che cerca di insegnarmi come si fanno le cose, con cui condivido l’amore e l’impegno per Avella e per questa Comunità, che ogni volta mi permette di credere che tutto è possibile.
Grazie a tutti, alla prossima!
BIANCARDI
GRAZIE alle Forze dell’ Ordine , all’Arma dei Carabinieri, alla Polizia Municipale di Avella e dei paesi intervenuti, ai tanti giovani del Volontariato , Servizio Civile , Protezione Civile, alla Comunità Montana del Partenio e ai tecnici e operai intervenuti, un Grazie immenso all’Ufficio Tecnico del Comune di Avella semplicemente straordinari, grazie agli Lsu del Comune ,Grazie agli amici e colleghi della mia Amministrazione Comunale ,Grazie alla Regione Campania , Grazie all’impegno e alla vicinanza del Consigliere Regionale Presidente Enzo Alaia.
Grazie alle migliaia e migliaia di persone pervenute ad Avella ed infine GRAZIE AVELLA
(di Benedetta Napolitano)
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