Area Baianese – Questione antenne 5G: sono davvero un pericolo per la salute o le preoccupazioni sono eccessive? E i Comuni hanno gli strumenti per opporsi alle installazioni delle antenne?

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Effettivamente, molti sono i dubbi che ancora ruotano attorno all’argomento 5G (telecomunicazioni di quinta generazione, ad alta capacità e su frequenze a microonde) e salute. Ma come stanno realmente le cose?
Di fatto, attualmente, sono circa 500 (su 7896) i comuni italiani che tentano di opporsi all’installazione di nuove antenne per il 5G, temendo che queste ultime possano essere dannose per la salute. E, nell’area baianese, in seguito all’installazione di alcune antenne a Baiano e a Mugnano del Cardinale e a quelle prossime nel territorio di Avella, alte circa 35 metri, il dibattito si sta intensificando negli ultimi mesi, con la nascita di Comitati “stop 5G” e con alcune manifestazioni di protesta, al momento con poca partecipazione.

La comunità scientifica, ad oggi, sembra essere piuttosto divisa (verrebbe da dire, come al solito, ricordando i vari “esperti” diventati vere e proprie star televisive nel corso dell’epidemia da Covid-19).
Alcuni medici e biologi parlano di possibili danni a carico di “soggetti elettrosensibili” e di interferenze epigenetiche potenzialmente patogenetiche o cancerogene, di calo della fertilità e di insorgenza di manifestazioni autistiche. Tuttavia, pare che, allo stato attuale delle ricerche, non vi siano evidenze accertate che l’elettrosmog in generale e le radiazioni 5G in particolare possano provocare, nel breve e nel lungo periodo, particolari problemi.

C’è anche da dire che, nel 2011, sulla base delle evidenze scientifiche accumulate in tanti anni di studi, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) ha effettivamente classificato i campi elettromagnetici (in generale, e non riferiti al 5G, che ancora non esisteva) come “possibili cancerogeni per gli esseri umani” (ci sono cioè dei sospetti che possano essere cancerogeni ma non è possibile concludere che lo siano e in che misura rispetto ad altri fattori, come l’inquinamento da Pfas, da pesticidi o altro).
Andando nel dettaglio, lo Iarc, all’epoca, classificò i campi elettromagnetici a radiofrequenza come cancerogeni di gruppo 2B, che comprende ben 302 agenti (oltre alle radiazioni ionizzanti, comprende: fumo, amianto, radiazioni solari, gli insaccati, le bevande alcoliche e l’inquinamento atmosferico).

Le liste stilate dallo Iarc raggruppano le sostanze sulla base di prove scientifiche. Le sostanze sono dunque classificate nei seguenti gruppi:

gruppo 1: sufficienti evidenze di cancerogenicità negli esseri umani (120 agenti);

gruppo 2A: limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani, ma sufficienti evidenze negli animali di laboratorio (82 agenti);

gruppo 2B: limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani sia negli animali (302 agenti);

gruppo 3: prove insufficienti per valutare la cancerogenicità (501 agenti);

gruppo 4: assenza di cancerogenicità sia negli esseri umani sia negli animali (un solo agente).

 In definitiva, parrebbe che il 5G non presenti rischi particolati, anzi sembrerebbe avere caratteristiche addirittura più rassicuranti rispetto ad altre tecnologie ricadenti nel gruppo B2, anche perché – semplificando molto la questione – i singoli moduli trasmettitori entrerebbero in funzione solo quando ci siano dati da scambiare e non sarebbero continuamente attivi, inoltre, essendo le trasmissioni molto più veloci, si ridurrebbero i tempi di esposizioni.

Ad oggi vi sono più di 10.000 studi scientifici sulla base dei quali è possibile considerare come accertati solo alcuni tipi di effetti, connessi al riscaldamento dei tessuti del corpo umano dovuto all’esposizione alle onde elettromagnetiche.
Queste, cioè, in parte sono riflesse e in parte penetrano nel corpo umano. Quelle che penetrano in parte vengono assorbite, e la loro energia viene convertita in calore. Calore che tende a far aumentare la temperatura, ma noi abbiamo un sistema termoregolatore che smaltisce il calore che viene prodotto in eccesso rispetto a quello che il nostro corpo già produce per via del metabolismo basale. Il problema, pertanto, dovrebbe sorgere solo nel momento in cui il calore dell’onda elettromagnetica dovesse raggiungere un livello troppo alto. Ma, nei limiti internazionali, queste mantengono le esposizioni sotto le soglie al di sopra delle quali sono possibili gli effetti termici.
In Italia, inoltre, la normativa stabilisce un limite di esposizione ai campi elettromagnetici per il pubblico, passato di recente dai 6 ai 15 V/m. Queste risultano essere molto più stringenti rispetto a quelle che ci sono negli altri Paesi, dove arriva a 24V/m.

Dal punto di vista amministrativo i Comuni non possono vietare le nuove tecnologie per rete mobile, poiché il “decreto semplificazioni” ha eliminato gli ostacoli e il servizio è considerato di pubblica utilità.

D’altra parte, siccome non si può essere del tutto certi che Il 5G (e l’imminente 6G) non provochi alcun danno e in applicazione del principio di precauzione sancito dalla Comunità Europea,  l’unica strada perseguibile dalle amministrazioni locali per tutelare la popolazione parrebbe essere solo quella di redigere e approvare appositi regolamenti che limitino l’installazione delle antenne in zone ben definite del territorio, ovvero in aree poste fuori dai centri abitati e lontane da scuole, ospedali e parchi cittadini.

Ma quali sono i vantaggi della tecnologia delle telecomunicazioni di quinta generazione (5G)?

Velocità di download e upload: Il 5G può offrire una velocità di download fino al 1000% più veloce rispetto al 4G, mentre la velocità di upload è più veloce del 311%. Questo significa che sarà possibile caricare e scaricare file in tempi molto brevi.

Bassa latenza: La latenza, ovvero il tempo impiegato da un pacchetto di dati per passare da un punto all’altro su una rete, sarà ridotta in maniera molto significativa, passando da circa 4 ms rispetto ai 20 ms di oggi.

Maggiore capacità di connessione: Il 5G permette il collegamento simultaneo a Internet di un elevatissimo numero di dispositivi, fino a 1 milione per chilometro quadrato. Questo sarà particolarmente utile nelle aree ad alta densità di dispositivi connessi, come gli stadi o i concerti.

Internet of Things (IoT): Il 5G sarà fondamentale per l’espansione dell’IoT, ovvero la digitalizzazione di oggetti e luoghi fisici al fine di farli comunicare tra loro e con le persone. Questo permetterà una maggiore connettività e porterà benefici sia per le aziende che per i cittadini.